AGIPRESS – Dal rinvenimento fortuito e fortunato di due lettere inedite di Edda Ciano Mussolini, la primogenita prediletta figlia di Benito Mussolini, è nato il libro Sangue di famiglia. Edda Ciano Mussolini: amore, odio e perdono, in questi giorni nelle librerie per i tipi di Medicea Edizioni. Tutto, dunque, ha avuto inizio da due lettere scritte da Capri dalla vedova dell’ex ministro degli Esteri, conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo. Missive inedite inviate nell’immediato dopoguerra all’avvocato ebreo Eucardio Momigliano, in cui la figlia di Mussolini chiede un parere legale su eventuali diritti riguardanti carte riservate del marito, la cui pubblicazione veniva annunciata nell’estate del 1947 sulle colonne del maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Carte che, dopo molteplici vicissitudini, Edda aveva affidato a un amico medico della clinica di Ramiola (Parma), poi costretto a consegnarle alle SS. Fra queste, in particolare, anche un “oggetto” molto caro a Edda: un piccolo notes del padre caporale in grigioverde durante la Grande Guerra. Proprio il quadernetto che gli aveva salvato la vita quando era rimasto vittima dello scoppio di un lanciabombe nel 1917: le schegge all’altezza del cuore erano state fermate da questa agendina che portava nel taschino. Una “scheggia” di passato da cui partire per ripercorrere una vicenda incredibile, quella di Edda, che nel corso di quattordici mesi perse prima il marito Galeazzo Ciano, fucilato a Verona l’11 gennaio 1944 da miliziani della Repubblica Sociale Italiana sotto la “regia” di ufficiali tedeschi delle SS; e poi, dopo essersi rifugiata in Svizzera, aver appreso che il padre era stato fucilato dai partigiani e poi “esposto” a Piazzale Loreto a Milano il 29 aprile 1945. Una tragedia di Eschilo “riveduta e corretta” da Shakespeare, ricostruita nei minimi dettagli, confrontando e intrecciando numerosi documenti e libri e che si avvale della presentazione dello storico Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini-Nuova Antologia. Completa il volume un apparato iconografico in gran parte pubblicato per la prima volta.
Edda Ciano Mussolini, fascista in tutto e per tutto, sfidò la morale del regime che voleva la donna “angelo del focolare”, massaia, madre e moglie esemplare. Un'”ambasciatrice” del fascismo nel mondo sicuramente sui generis, tanto da meritare una prestigiosa vetrina come la cover del settimanale americano Time, nel 1939. E nei giorni che precedettero la condanna a morte del marito ormai abbandonato da tutti, quasi inaspettatamente, parole sue, Galeazzo, soprannominato “Gallo” da Edda, ebbe al suo fianco una sola persona: la sua “Deda”, sua moglie, nonostante si vociferasse che ormai vivessero da anni separati in casa. Edda invece si batté come una leonessa ferita non esitando un istante a schierarsi contro il padre, l’uomo che non riuscଠ“ o non volle “ firmare le domande di grazia presentate dai cinque condannati a morte a Verona. Una vedova e un’orfana che per cinquant’anni convisse, giorno dopo giorno, con i “fantasmi” del marito e del padre, fino alla morte sopraggiunta a Roma nella primavera del 1995. Il racconto di una donna tradita da tutti e da tutto, ingannata dalla storia e, forse, da sé stessa. Una personalità anticonformista che, al di là delle opinioni che può suscitare, affrontò un destino che non ha precedenti nella storia di tutti i tempi. La tragedia delle sue due famiglie che confluଠnel dramma di una Nazione gettata nell’occhio del ciclone della Seconda guerra mondiale.
Il mio libro rappresenta anche un’occasione per riaprire il dibattito sul famoso “Diario” di Galeazzo Ciano, fonte documentaria considerata primaria dallo storico Renzo De Felice, che ha provocato e tuttora continua a suscitare aspre e inconciliabili polemiche. Con questo volume, infine, non ho inteso né condannare né assolvere nessuno, né fare di Ciano un’antifascista in pectore “ cosa che non fu mai “ o un “santino”, piuttosto offrire un’immagine a tutto tondo di un personaggio che rimarrà discusso e discutibile. Oltre che sul controverso “Diario”, la storiografia continua infatti a dividersi sul giudizio da formulare sul personaggio, sull’uomo, sul “genero di regime” Galeazzo Ciano, capro espiatorio di una tragedia di cui fu sicuramente corresponsabile ma certo non massimo artefice. Edda e Galeazzo, disuniti nella vita, si ritrovarono nell’ultima fatale tappa del loro drammatico viaggio attraverso il fascismo. Edda, la donna che “amò, odiò e perdonò” fino a riunire le sue famiglie e, cosଠfacendo, sopravvisse a sé stessa e alla Storia. AGIPRESS
di Maurizio Sessa