Nei primi nove mesi del 2013 sono stati oltre 2200 le denunce di maltrattamenti nelle dieci Aziende che hanno aderito al progetto. Dal primo gennaio sarà coperta tutta la regione. Come funziona l’assistenza
FIRENZE – Nei primi 9 mesi del 2013 (gennaio-settembre) sono stati 2.259 i casi di violenze e maltrattamenti approdati negli ambulatori dedicati al Codice Rosa nelle 10 aziende sanitarie toscane in cui è in funzione. E dal 1° gennaio 2014, quando entreranno nel progetto anche le 6 aziende sanitarie mancanti, il Codice Rosa sarà attivo in tutta la Toscana. A pochi giorni dalla Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre, l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha presentato i dati aggiornati sul funzionamento del Codice Rosa in Toscana. “Nelle aziende in cui il Codice Rosa viene applicato, sta dando buoni risultati – dice l’assessore Marroni -, contribuendo a far emergere casi di violenza che altrimenti resterebbero sommersi, a tutelare le vittime, a perseguire i responsabili. Per questo abbiamo deciso di estenderlo a tutta la regione”.
Il progetto del Codice Rosa è partito nel 2010 nella Asl di Grosseto. Dal gennaio 2012 è diventato progetto regionale, con la firma di un protocollo tra Regione Toscana e Procura della Repubblica, coinvolgendo 5 aziende. Dal gennaio 2013 altre 5 aziende sono entrate nel progetto. E dal 1° gennaio 2014 entreranno nel Codice Rosa le 5 aziende rimanenti: Massa Carrara, Pistoia, Firenze, Siena, aziende ospedaliero-universitarie Pisana e Senese.
Come funziona il servizio
E’ un percorso di accoglienza al pronto soccorso dedicato a chi subisce violenza, che si colloca e si armonizza con la storica rete dei centri antiviolenza e delle altre associazioni di volontariato e solidarietà . Parte da una stanza dedicata all’interno del pronto soccorso, nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno visitare la/il paziente. Il suo punto di forza è una task force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un’attività di tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, disabili, omosessuali, immigrati, ecc. L’intervento congiunto di questa task force permette di prestare immediate cure mediche e sostegno psicologico a chi subisce violenza, nel fondamentale rispetto della riservatezza. Alle cure si affianca l’azione sinergica e tempestiva delle Procure e delle forze dell’ordine, per rilevare tutti gli elementi utili, avviare le indagini, monitorare e tenere sotto controllo le situazioni a rischio nei casi di mancata denuncia. L’adozione di procedure condivise e di specifici protocolli operativi ha consentito di velocizzare i tempi di indagine e dei processi, e di creare un enorme flusso informativo, condiviso tra Asl, Procura e Forze dell’ordine, delle diverse situazioni di disagio e violenza.
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