AGIPRESS – La Banca europea per gli investimenti (BEI) lancia la sesta edizione dell’Indagine sul Clima. L’Indagine della BEI sul Clima, che ha una cadenza annuale dal 2018, approfondisce i punti di vista degli abitanti delle principali economie mondiali sulle questioni associate ai cambiamenti climatici. Hanno partecipato più di 30 000 persone dell’Unione europea, Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Regno Unito, Emirati arabi uniti, Canada e Corea del Sud. I risultati dell’Indagine della BEI sul Clima indicano che dopo un altro anno impegnativo – dovuto non solo all’inflazione ma anche alle eccezionali ondate di calore, agli incendi, alluvioni e periodi siccitosi -, gli intervistati in Italia sono diventati più consapevoli delle profonde ripercussioni dei cambiamenti climatici e dell’urgenza di interventi immediati sia nel proprio paese che nel mondo. Se da un lato il caro vita rappresenta la loro principale sfida[1] (per il 64% degli intervistati è la prima delle tre preoccupazioni più sentite per il loro paese, 4 punti percentuali al di sotto della media UE), gli impatti dei cambiamenti climatici e il degrado ambientale seguono quasi a ruota: il 54% infatti li considera una grossa preoccupazione (4 punti percentuali al di sopra della media UE). Considerata la disoccupazione e le disparità economiche come principali sfide per i partecipanti all’indagine, scelte tra cinque grandi problematiche, gli italiani perlopiù auspicano l’attuazione di politiche eque che affrontino l’emergenza climatica. Il 70% degli intervistati (con una percentuale di 2 punti inferiore alla media UE) sostiene che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio può concretizzarsi solo se si trattano in parallelo anche le diseguaglianze economiche e sociali. Interrogati in merito alla possibilità di compensare finanziariamente i paesi in via di sviluppo per sostenerli nell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici – tema considerato centrale alla COP28 di Dubai, gli intervistati sono favorevoli all’idea di estendere l’aiuto al di là dei propri confini nazionali per aiutare i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e garantire un’effettiva transizione giusta verso un futuro resiliente in tutto il mondo. Il 64% dei partecipanti (con una percentuale di 4 punti superiore alla media UE e di 6 punti superiore a quella tedesca, ad esempio), condivide l’idea che il proprio paese debba risarcire finanziariamente i paesi colpiti per aiutarli nella lotta contro i cambiamenti climatici. AGIPRESS