Meno alberi abbattuti e risparmio di acqua.
AGIPRESS – Si stima che in un anno vengano prodotte 42 milioni di tonnellate di carta igienica, con il rispettivo consumo di acqua “ più di 1 milione di tonnellate “ e di 700 milioni di alberi, dai quali si estrae meccanicamente la cellulosa, fibra vegetale che viene trasformata in un impasto da essiccare. La carta igienica di pura cellulosa, cosଠcome quella ottenuta da carta riciclata, inoltre, viene sbiancata con agenti chimici, la cui fabbricazione ed utilizzo inquinano ulteriormente, aggravando la situazione. Composta da fibre lunghe per la resistenza e da fibre corte per la morbidezza, per la produzione della carta igienica vengono tagliati principalmente i Pini Gialli e gli Abeti di Douglas ma anche Querce e Aceri, alberi che, insieme, compongono la vegetazione della foresta boreale, uno degli ecosistemi più vasti del nostro pianeta. La foresta boreale, o taiga, si espande in Alaska, Canada, Scandinavia, Russia e Cina, tutte zone sub-artiche che ospitano anche numerose specie faunistiche e, in alcuni casi, comunità indigene. Ogni essere vivente al suo interno è messo in pericolo dal degrado forestale: solo l’area canadese copre un miliardo di acri ma, in neanche vent’anni, ne abbiamo disboscati 28 milioni e non tutti avranno il tempo o il modo di rigenerarsi, potremmo averli persi per sempre. La foresta boreale ci aiuta anche a combattere il cambiamento climatico, assorbendo le emissioni annuali di anidride carbonica di 24 milioni di veicoli. Da notare che non possiamo parlare di deforestazione perché, per definizione, è la pratica messa in atto per convertire la zona disboscata in qualcos’altro “ terreni agricoli o d’allevamento, trivellazione ed estrazione mineraria “ ma, tecnicismi a parte, rimane comunque uno scempio operato in nome del denaro.
La carta igienica riciclata, preferibilmente senza plastica nella confezione, sembra la nostra scelta migliore ed effettivamente, acquistando in un supermercato, le alternative non sono molte: i benefici sono sicuramente la riduzione di rifiuti diretti in discarica ed il riutilizzo di fibre vegetali, senza il taglio di ulteriori alberi. Ormai, però, anche gli shop online sono entrati nella nostra quotidianità e, navigando su Internet, possiamo scovare la carta igienica composta interamente da Bambù: possiamo abbonarci selezionando le persone del nostro nucleo famigliare, scegliere tra confezioni di 24 o 48 rotoli, che arriveranno direttamente a casa nostra. Mancando di coltivazioni estese di Bambù, in Italia non è attualmente prodotta questa tipologia di carta igienica, ma ci sono varie aziende ed imprese che gestiscono gli ordini e il loro arrivo nel nostro territorio “ Gastona, Paff, Pandoo, A Good Company. Una di queste, dallo stile accattivante e spiritoso, ha la sua sede in Spagna e può vantarsi di numerosi certificati che ci garantiscono una produzione al 100% green, grazie all’uso dei pannelli solari, e alla re-immissione dell’acqua utilizzata dai luoghi dove è stata prelevata, dopo un’attenta filtrazione. Ma perché proprio il Bambù?
Appartenente alla famiglia delle Graminacee, la sottofamiglia Bambusoideae comprende all’incirca 1450 specie di Bambù originarie dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania, di diverse dimensioni, colori, e portamenti “ termine che indica, in botanica, il modo in cui gli elementi aerei della pianta si distribuiscono nello spazio. Spesso mostrato come elemento decorativo, il Bambù è una pianta sempreverde che si suddivide in tre porzioni: il culmo, detto impropriamente “canna”, il fogliame e le radici. Queste ultime, chiamate rizomi, ci permettono di classificarlo nella categoria “clumping” o “running” per le quali si ha una crescita più lenta nel primo caso ed una più veloce anche a distanza dalla pianta madre nel secondo. Un’altra caratteristica che lo contraddistingue è la sua versatilità , infatti, possiamo utilizzare i suoi germogli in cucina, le sue foglie per conservare e trasportare pietanze già pronte, il culmo nell’edilizia, le fibre per comporre del tessuto. Non si butta via niente e, quando lo facciamo, esso diventa fonte di biomassa che sta alla base della creazione dei biocombustibili. Il Bambù, inoltre, è la pianta che cresce più velocemente al mondo ed i suoi culmi maturi una volta tagliati ricrescono, a differenza degli alberi che invece muoiono. Se non bastasse questo motivo per convincerci della validità della sua sostenibilità , si può aggiungere che i bambuseti “ boschi di Bambù “ stoccano più anidride carbonica di un bosco tradizionale, cioè sfruttano il carbonio al suo interno per crescere in altezza raggiungendo anche i venti metri, mentre le radici rivitalizzano il suolo e lo stabilizzano, compattandolo grazie alla rete radicale estesa. La carta igienica è indispensabile, ma lo sono anche gli alberi: abbiamo trovato una strada alternativa meno impattante, la imboccheremo? AGIPRESS
di Emma Meo