
AGIPRESS – ROMA – Migliorano significativamente negli ultimi decenni le condizioni del panda gigante (Ailuropoda melanoleuca), simbolo iconico della conservazione della biodiversità. Nel 2016, un importante traguardo è stato raggiunto quando l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha riclassificato nelle liste rosse il panda da “In pericolo” a “Vulnerabile”. Questo cambiamento riflette l’aumento della popolazione, che gli studi più recenti stimano in circa 1.800 individui in natura. L’areale del panda gigante, simbolo del WWF dalla sua nascita (1961) si estende principalmente nelle foreste di bambù delle montagne della Cina centrale, nelle province di Sichuan, Shaanxi e Gansu. La ripresa della popolazione è il risultato di una serie di sforzi concertati, tra cui la creazione di riserve naturali, il ripristino dell’habitat, programmi di riproduzione in cattività e la lotta al bracconaggio. Tuttavia, il panda gigante rimane ancora vulnerabile e non è fuori pericolo. Le minacce persistenti includono:
1) Perdita e frammentazione dell’habitat: il panda è indissolubilmente legato alle foreste di bambù, suo unico alimento e la frammentazione delle foreste causate dall’antropizzazione diffusa rischia di compromettere gli scambi genetici tra popolazioni diverse.
2) Il cambiamento climatico, che rischia di compromettere anche la produttività dell’habitat del panda.
3) La bassa diversità genetica , problema causato dalla difficoltà di spostamento degli individui che restano spesso isolati nelle aree dove sono nati, fenomeno che favorisce gli accoppiamenti tra consanguinei e problemi legati ad una più bassa sopravvivenza dei nuovi nati. In futuro vi sono possibili effetti negativi anche sulla fertilità. Inoltre, la costruzione di infrastrutture e altre attività umane continuano a rappresentare una minaccia che può provocare mortalità diretta di questi animali.
Per garantire la sopravvivenza a lungo termine del panda gigante, è necessario dunque continuare a investire nella protezione dell’habitat, rafforzare la collaborazione con le comunità locali, in modo da combattere anche gli atti illegali di bracconaggio, e monitorare attentamente i parametri biologici della popolazione (natalità, mortalità, abbondanza e distribuzione delle popolazioni) per intervenire nelle aree più critiche. È fondamentale limitare anche la costruzione di nuove infrastrutture nella aree centrali per la conservazione dei panda. Proprio nel 2024 un nuovo studio ha evidenziato come la ripresa di questa specie sia legata anche ai successi di interventi che hanno migliorato negli ultimi anni la connettività ecologica in alcune aree chiave. Lo studio sottolinea come se si proseguirà a lavorare in questa direzione, il percorso di recupero del panda sarà più semplice e si incrementeranno le probabilità che l’attuale trend di recupero non si arresti. I risultati di questo studio aiuteranno anche a guidare la futura gestione della conservazione del panda gigante, fornendo importanti spunti su come mitigare le minacce critiche e su come lavorare sinergicamente per salvare il simbolo della conservazione della biodiversità sul nostro pianeta. AGIPRESS