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11 Gennaio 2025

BETTINO CRAXI, 25 ANNI FA: PARTITA LA RIABILITAZIONE

Il commento di MARCELLO MANCINI

Fra qualche giorno, il 19 gennaio, sarà un quarto di secolo che Bettino Craxi è morto. La storia, come spesso succede, sta piano piano scalzando la cronaca e l’opinione comune sull’ex leader socialista non è più così rabbiosa come fino a qualche tempo fa. I principali protagonisti se ne stanno andando e chi è rimasto, arrotonda il proprio giudizio acuminato, quando addirittura lo cambia diametralmente. L’Italia arriverà alla conclusione, prima o poi, che Craxi, esiliato e bistrattato in vita, è stato uno dei più grandi statisti nella nostra storia. E forse avrà ragione. L’epoca craxiana è stata ricoperta di fango subito dopo il crollo della cosiddetta Prima repubblica: sentenza frettolosamente emessa, perché in Italia si fa così. Voltare la gabbana nei confronti di chi è caduto in disgrazia è un’abitudine nazionale, che solo il tempo (tanto tempo) rimette a posto.

Non che Craxi fosse un santo, ma non era certo quel malfattore che veniva dipinto da ogni parte del Paese, compreso da molti suoi compagni, che se ne tenevano alla larga per paura di essere accusati di <complicità>, tanto da non partecipare neanche ai suoi funerali.

Il livello dei politici che oggi a vario titolo governano l’Italia, contribuisce a recuperare la giusta memoria, e magari anche a far rimpiangere, personaggi come Craxi, che diventano dei giganti. Il democristiano Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, è diventato subito un eroe nazionale, un uomo politico di statura inarrivabile, mai messo in discussione, anche se non era immune da difetti e non tutto quello che fece era così perfetto.

Craxi, morto in esilio, da uomo in fuga, è stato considerato per molti anni un personaggio scomodo di cui era meglio non parlare. Le cose ora stanno tornando al loro posto. Quanto meno gli viene restituita una verità storica: né santo né diavolo. Le riabilitazioni, tutte le riabilitazioni, sono giuste, ma da noi ci vuole sempre troppo tempo per liberarci della cronaca di parte. E non so se sia un pregio o un difetto.

 

 

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