AGIPRESS – Per difenderci dal caldo accendiamo l’aria condizionata e, cosଠfacendo, aumentiamo il caldo (e la CO2) da cui ci stiamo difendendo. Un circolo vizioso senza fine che “ stando ai dati “ dal 1990 a oggi ha portato i cittadini europei a incrementare di circa il doppio l’utilizzo dei condizionatori. Una crescita esponenziale peraltro ben lungi dall’arrestarsi, anzi: se la rotta non cambia, nel prossimo futuro (2050), la domanda di condizionatori in Europa potrebbe ulteriormente raddoppiare e, in continenti come l’India, addirittura di quadruplicare, raggiungendo in entrambi i luoghi il 40% delle case private. I dati, alquanto preoccupanti, sono contenuti nello studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dagli economisti ambientali Francesco Colelli ed Enrica De Cian dell’Università Ca’ Foscari Venezia, del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Rff-Cmcc European Institute on economics and the environment, e da Ian Sue Wing dell’Università di Boston. I ricercatori hanno calcolato, se l’attuale utilizzo di combustibili fossili per la produzione di elettricità non si arresta, di qui al 2050 il vecchio continente rischia di generare un aumento di circa 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e l’India di ben 120 milioni.
Utilizzo di aria condizionata. Già oggi, stando ai dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, l’utilizzo di aria condizionata è responsabile dell’emissione di circa un miliardo di tonnellate di CO2 all’anno su un totale di 37 miliardi di tonnellate emesse in tutto il mondo. D’altra parte, se è vero che l’aumento del fabbisogno di raffreddamento degli edifici produce nell’ordine, un aumento del consumo di energia, un aumento dei gas a effetto serra e un aumento della temperatura, è vero anche, come dimostrato da altri studi, che il rischio di morte per calore si riduce di circa il 75% per le famiglie dotate di aria condizionata. Insomma un vero e proprio cul de sac dal quale al momento non si intravede l’uscita. Gli esperti concordano sul fatto la soluzione non starebbe nel ridurre l’uso dell’aria condizionata in quanto tale, ma, semmai, nel promuovere sistemi più efficienti di condizionamento dell’aria alimentandoli con energia pulita non derivante da fonti fossili e nel dare priorità all’isolamento termico degli edifici. Sistemi assolutamente praticabili ma non praticati causa carenza di una volontà economica e politica che di fatto ostruisce quella transizione ecologica che cammina ad un ritmo troppo lento rispetto a quello del riscaldamento globale. AGIPRESS
Maria Carla Ottaiano – Stradenuove