Un modello sociale sinergico scuola-sanità che aiuta a invecchiare meglio
AGIPRESS – PISTOIA – Un eccellente modello sociale sinergico che non solo non costa nulla, non solo è doppiamente efficace, ma è anche doppiamente risparmioso: da un lato aiuta a invecchiare ˜senza ragnatele nel cervello’ tenendo lontane le angosciose e costosissime malattie degenerative, dall’altro viene incontro senza spesa alle difficoltà del sistema scolastico. L’esempio viene dagli Stati Uniti e ne ha dato notizia stamani il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società italiana di Geriatria e Gerontologia, inaugurando a Pistoia il 6° convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer.
RIMUOVERE LE RAGNATELE DAL CERVELLO – Dunque: nella città di Baltimora vige dal 1998 un programma sperimentale, basato sul volontariato, che invia i pensionati nelle scuole pubbliche allo scopo di affiancare gli insegnanti aiutando i bimbi delle elementari a imparare a leggere nelle biblioteche scolastiche carenti di personale. Il programma, che si chiama Baltimore experience corps (www.aarp.org/experience-corps), è stato poi adottato dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e negli ultimi due anni una equipe di ricercatori guidata da Michelle C. Carlson (foto), professore associato al Dipartimento di salute mentale, ne ha studiato i partecipanti giungendo alle significative conclusioni appena pubblicate su Alzheimer’s & dementia, la rivista scientifica della Alzheimer’s Association.Il vero segreto sta nel togliere gli anziani dall’isolamento, nel farli partecipare ad attività sociali, nell’introdurre nel loro quotidiano attività complesse basate sull’interazione con gli altri. “Qualcuno”, ricorda la professoressa Carlson, “mi ha detto che questo programma rimuove le ragnatele dal cervello e in effetti la nostra ricerca lo dimostra. Aiutando gli altri, i partecipanti sono stati utili anche a se stessi e ai loro neuroni ritardandone l’invecchiamento e in alcuni casi addirittura fermandolo o invertendolo in parte”.
LA RICERCA – A queste conclusioni i ricercatori sono arrivati analizzando l’evoluzione di un campione di 111 uomini e donne: una parte coinvolta in Experience corps, l’altra lasciata alle normali attività quotidiane. Tutti sono stati sottoposti a test di memoria e a risonanza magnetica cerebrale prima dello studio e dopo 12 e 24 mesi. “I soggetti erano tutti in buona salute, avevano in media 67,2 anni, erano in prevalenza afro-americani e venivano da quartieri a basso status socio-economico, avendo in alcuni casi anche un’istruzione universitaria”, scrive l’autrice dell’articolo, ricordando che l’aumento annuo medio di atrofia cerebrale negli adulti con più di 65 anni oscilla da 0,8% al 2%. Ma gli uomini arruolati nell’Experience corps hanno mostrato aumenti molto inferiori, fra lo 0,7% e l’1,6% in due anni. Per le donne risultati simili, benché meno significativi. “Senza dubbio”, ha detto il professor Masotti, “è una nuova prova di quanto sosteniamo da tempo. Il peggior nemico dell’anziano è l’isolamento, la perdita di ruolo. Da ricerche come queste si possono solo trarre utili suggerimenti per ripensare anche il nostro stato sociale”.
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