DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

8 Marzo 2023

Adolescenti, troppa confusione sui ruoli

Misurato il livello di stereotipia di genere.

AGIPRESS – Tra gli adolescenti italiani è ancora oggi presente una forte stereotipia di genere. Resiste la convinzione dell’esistenza di ruoli di genere che prevedono il primato dell’uomo nelle posizioni apicali e quello della donna negli oneri di cura e assistenza familiare. Ciò è quanto è stato dimostrato dall’indagine campionaria nazionale sullo Stato dell’adolescenza 2023, che ha coinvolto 4288 studentesse e studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado. L’indagine ha avuto lo scopo di identificare i fattori di tipo sociale e individuale ostativi alla diffusione del benessere, delle pari opportunità e dell’inclusione sociale, ed è stata realizzata dall’Osservatorio sulle Tendenze Giovanili, cogestito dal gruppo di ricerca Mutamenti sociali, valutazione e metodi (MUSA) del Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps), e dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

GLI STEREOTIPI – Il livello di stereotipia di genere di cui sono portatori gli adolescenti è stato misurato con l’ausilio di affermazioni “spia” relative all’idea che all’uomo debbano essere assegnati compiti di comando, potere e produzione di reddito, e alla donna gli oneri relativi alla cura e all’assistenza in particolare domestica. “L’analisi dei risultati mostra la presenza tra gli adolescenti di un medio-alto livello di stereotipia di genere nel 29,3% dei casi (39,6% maschi e 14,5% femmine). Il 48,5% del campione è portatore di una bassa stereotipia, mentre è esente dagli stereotipi di genere solo il 22,2% degli adolescenti. Ponendo in relazione questo indicatore con le principali variabili strutturali, i livelli medio-alti di stereotipia di genere si rintracciano negli istituti professionali, tra i rispondenti stranieri e tra chi ha uno status culturale familiare basso. Diversamente, meno affetti da tale stereotipia sono i liceali e chi ha uno status culturale familiare alto”, commenta Antonio Tintori del CNR-IRPPS. Per meglio indagare la diffusione di questi condizionamenti sociali, è stata misurata l’adesione all’idea dell’esistenza di specifici ruoli sociali di genere, che è diretta conseguenza dell’interiorizzazione degli omonimi stereotipi. “In questo caso, viene fornito agli adolescenti un elenco di ruoli e azioni, e chiesto di indicare chi sia più portato a ricoprirli o compierle: gli uomini, le donne o se il sesso sia irrilevante. Un’adesione medio-alta ai ruoli di genere maschili, che attribuiscono agli uomini determinate capacità o attività come: comandare a lavoro, fare il presidente, fare il poliziotto, guidare, giocare a calcio, giocare ai videogiochi, combattere nello sport, guadagnare tanto e fare lo scienziato, si rintraccia nel 36,7% degli adolescenti, ed è nettamente più diffusa tra i rispondenti di sesso maschile (49,6% maschi e 18,4% femmine). Si posizionano invece su un’adesione medio-alta ai ruoli di genere femminili, richiamati da attività quali: cucinare, danzare, insegnare, occuparsi dei figli, pulire, fare la spesa, parlare per molto tempo al telefono e leggere, il 20,4% degli adolescenti, con un’importante prevalenza ancora maschile (26,9% maschi e 11,3% femmine). A fronte di una bassa adesione ai ruoli di genere maschili, che si ritrova nel 26,3% dei casi (25,6% maschi e 27,3% femmine), sono esenti dall’ideale dell’uomo in quanto figura forte e di comando il 37% dei rispondenti (24,8% maschi e 54,3% femmine). Diversamente, presentano una bassa adesione ai ruoli di genere femminili il 38,5% degli adolescenti (42,3% maschi e 33,1% femmine). L’ideale della donna in quanto figura sociale di cura e accudimento è invece rifiutato solo dal 41% degli adolescenti (30,8% maschi e 55,6% femmine), prosegue Tintori.

Lo studio indica che chi presenta un’adesione medio alta a questi stereotipi e ruoli di genere è connotato da maggiore autostima, minore prosocialità , minore disagio psicologico e minore intensità di alcune emozioni primarie negative, quali la rabbia, la paura e la tristezza. “Questa tendenza è stata riscontrata anche in nostre recenti ricerche internazionali, dove abbiamo rintracciato, in un particolare momento come quello connotato dalla diffusione del COVID-19, un maggiore benessere psicologico proprio in presenza di una elevata adesione a modelli comportamentali stereotipati e socialmente consolidati, come nel caso dei ruoli di genere, che vengono scambiati come “luoghi simbolici di rifugio” (Tintori et al., 2020), mostrando la tendenza collettiva alla regressione socio-culturale in momenti di incertezza e insicurezza (Tintori et al., 2022)”, continua Tintori.

Infine, rispetto a questo tema, è stata scoperta una relazione lineare tra l’elevata fruizione di video o immagini a contenuto pornografico e l’idea stereotipata dei rapporti sessuali, secondo la quale esiste un ruolo di “dominio” di genere anche nel sesso. “Gli stereotipi di genere sono il prodotto della “socializzazione binaria”, che è implicitamente distinta per maschi e femmine, e consistono in una distorsione cognitiva, tanto persuasiva quanto occulta, che si riproduce a partire dai primi anni vita (Cerbara et al., 2022) orientando gli atteggiamenti e i comportamenti umani sulla base di schemi interpretativi delle relazioni di genere che prevedono il primato sociale dell’uomo sulla donna. Questi stereotipi, duri a morire perché come una profezia che si autoavvera sono idee che si alimentano della loro stessa diffusione, non sono solo responsabili degli squilibri di potere nelle relazioni di coppia, familiari, lavorative e professionali, ma costituiscono il nucleo cognitivo del pregiudizio, dal quale scaturiscono forme di discriminazione e violenza di genere. L’analisi del livello di stereotipia di genere è dunque fondamentale nel definire lo stato evolutivo di una società e produrre un’immagine di ciò che saremo nel futuro, ma anche per definire interventi che a partire dal piano educativo siano sempre più concretamente efficaci per il perseguimento delle pari opportunità di genere”, conclude Antonio Tintori del Cnr-Irpps. AGIPRESS

ARTICOLI CORRELATI
Torna in alto