Il responsabile Immigrazione Anti Toscana commenta l’ultima tragedia nel Canale di Sicilia: “Lavoriamo a un’equa distribuzione tra i territori evitando le grandi concentrazioni”
AGIPRESS – FIRENZE – “La morte di altri 45 migranti a bordo di un barcone al largo della Sicilia ripropone il ruolo dell’Europa al quale sta lavorando il Governo Renzi. A livello nazionale devo evidenziare che il Ministero dell’Interno non ha ancora convocato la Conferenza Stato “ Regioni “ Enti Locali per la ridefinizione e il potenziamento dello SPRAR, cioè del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati. Gli arrivi continuano con una modalità di semi – emergenza mal gestibile sia sul piano logistico che su quello amministrativo”. Ad affermarlo è Stefania Magi, assessore del Comune di Arezzo e responsabile Immigrazione di Anci Toscana, a seguito della nuova tragedia consumatasi nel Canale di Sicilia.
DEFINIRE RUOLO COMUNI – L’affidamento dell’accoglienza è competenza delle Prefetture con il coordinamento di quella del capoluogo di Regione. “I Comuni non si tirano indietro dall’affrontare questa situazione nazionale. Ma occorre definire meglio il loro ruolo “ commenta l’assessore Magi -. L’arrivo di nuovi cittadini in condizioni particolari di bisogno impatta sui nostri territori, in varia misura ed in diverse direzioni. Quando la distribuzione delle persone è equa e congrua con la numerosità della popolazione, l’impatto è modesto. Le persone accolte con percorsi efficaci avranno la massima probabilità di raggiungere l’autonomia e la vita indipendente, nel comune che le accoglie o altrove dove sceglieranno di trasferirsi”. Anci Toscana ha quindi proposto, al tavolo regionale coordinato dalla Prefettura di Firenze, la definizione di un criterio di riparto interprovinciale basato sulla popolazione, che costituisca base, ancorché flessibile, di un’equa distribuzione tra i territori. Ai Comuni viene sollecitata la collaborazione con le prefetture per il reperimento di strutture, fino a 100 posti per la prima accoglienza, ed appartamenti o piccole strutture (fino a 20 posti) per la seconda accoglienza, che siano disponibili immediatamente. E viene chiesto anche di coinvolgere il sistema associativo locale nell’accoglienza dei profughi e nei percorsi di assistenza alla domanda di asilo, di mediazione linguistica e culturale, di integrazione.
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