AGIPRESS – FERRARA – La prima retrospettiva per rendere dovuto e doveroso omaggio all’opera di Arrigo Minerbi, scultore che fu accanto a Gabriele d’Annunzio, fino all’ultimo respiro del Soldato-Poeta. Questo l’obiettivo dichiarato di «Arrigo Minerbi, il “vero ideale” tra liberty e classicismo», mostra ideata da Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, in programma da domani 8 luglio al 26 dicembre 2023 al Castello Estense di Ferrara. L’esposizione è stata illustrata da Marco Gulinelli, assessore alla cultura di Ferrara, Pietro Di Natale, direttore della Fondazione Ferrara Arte, Dario Disegni, presidente Meis-Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah, Davide Bigarelli, Area Manager Emilia, Gruppo Hera, sponsor, Chiara Vorrasi, Conservatrice responsabile delle Gallerie d’Arte moderna e contemporanea e curatrice della mostra. Le conclusioni sono state affidate a Vittorio Sgarbi.
Scultore prediletto da d’Annunzio, «spirito nervoso, agile, moderno» capace di farsi interprete delle tendenze liberty e del classicismo novecentesco, Arrigo Minerbi, nato a Ferrara da famiglia ebraica il 10 febbraio 1881, ha conosciuto negli anni Venti e Trenta del Novecento una grande notorietà , tanto da essere annoverato dalla critica «tra i maggiori del nostro tempo», «per altezza d’ispirazione, potenza creativa e sapienza tecnica». Nella seconda metà del Novecento il classicismo idealizzato e antimoderno della sua produzione matura ha perso però di interesse e la sua fortuna si è eclissata confinando nell’ombra la sua produzione.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, ripercorre per la prima volta l’intero arco della produzione di Minerbi ricollocandolo nel contesto artistico italiano di primo Novecento. L’opera dello scultore ferrarese testimonia un temperamento originale ma perfettamente radicato nel dibattito artistico che ha accompagnato il passaggio dal modernismo con declinazioni simboliste di inizio secolo al ritorno alla tradizione maturato dopo la prima guerra mondiale, fino al classicismo monumentale dominante negli anni Trenta. Questa parabola viene evocata attraverso una ricca selezione di sculture a cui sono accostate opere pittoriche e plastiche di maestri italiani tra simbolismo, realismo magico e classicismo (tra i quali Gaetano Previati, Leonardo Bistolfi, Adolfo Wildt, Galileo Chini, Ercole Drei, Felice Casorati Ubaldo Oppi, Mario Sironi, Antonio Maraini, Achille Funi).
Arrigo Minerbi nel 1938 eseguଠla maschera mortuaria in marmo di d’Annunzio, venuto a mancare il 1° marzo a Gardone Riviera. Precedentemente Minerbi per il Vate aveva realizzato il ritratto della madre Luisa (oltre al monumento funebre collocato nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara) ed il busto di Eleonora Duse entrambi esposti al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera. Sempre al Vittoriale è custodita una fusione in bronzo della Vittoria del Piave, donata nel 1935 dal Comune di Milano a D’Annunzio. Di quest’opera si conoscono altre copie precedenti, una del 1923, destinata al Monumento ai caduti di Cuggiono (Milano) e un’altra del 1928 per la Torre della Vittoria a Ferrara. «Con questa mostra “ ha detto la curatrice Chiara Vorrasi “ ci auguriamo che il pubblico riscopra uno scultore di grande talento e dal temperamento originale, che ha saputo confrontarsi con alcune sfide del proprio tempo». «Con la mostra dedicata allo scultore Arrigo Minerbi, la cui dimensione è paragonabile ad Antonio Canova “ ha sottolineato Vittorio Sgarbi – ho voluto riportare Ferrara a Ferrara, come già abbiamo fatto con “Rinascimento a Ferrara” a Palazzo dei Diamanti, rassegna recentemente conclusa che ha fatto scoprire ad oltre 70 mila visitatori Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, nomi più piccoli della grande pittura rispetto a Cosmè Tura e Francesco del Cossa. Una esposizione che ci possono invidiare i più prestigiosi musei internazionali, e che avrà altre tappe dedicate ai protagonisti del Rinascimento ferrarese. Anche con Minerbi al Castello Estense ho voluto realizzare un’operazione di restaurazione, non nel senso politico, ma estetico: la restituzione di Ferrara a se stessa e alla cultura italiana di questo artista assoluto, finora dimenticato». AGIPRESS
di Maurizio Sessa