Gli accordi raggiunti dall’Ue.
AGIPRESS – Due gli accordi raggiunti, molto diversi tra loro, che negli anni a venire avranno il potenziale per fare una seria differenza nel ridurre l’impatto umano che grava sull’ecosistema. Il primo accordo raggiunto in seno ai membri dell’Unione Europea riguarda quella che viene comunemente definita come Fit for 55% che riguarda la precedente Carbon Tax. Si sta infatti programmando di applicare la Carbon Tax, l’imposta sulle emissioni di anidride carbonica, CO2, sulla vendita di combustibili di origine minerale sia per l’industria che per i privati cittadini: tale imposta farà aumentare i costi di produzione europei e per evitare che essi diventino meno competitivi rispetto a quelli prodotti all’estero, è prevista la Carbon Tax anche sui beni prodotti nelle nazioni in cui tale imposta non è applicata. Il pacchetto di proposte prevede una serie di normative con lo scopo di arrivare alla riduzione delle emissioni inquinanti, facendo segnare un -55% rispetto all’attuale livello di emissioni. Tra le proposte si legge: un nuovo standard per le emissioni di auto e furgoni, un fondo sociale per il clima, la revisione del sistema Ets e la revisione del regolamento dell’uso del suolo. Ecco cos’è “Fit for 55, ma soprattutto a cosa serve e cosa cambierà in futuro.
Il piano include diverse proposte legislative e iniziative politiche partendo, però, da una revisione di meccanismi già in essere: – la rivisitazione dell’ETS (lo scambio di quote di emissione dell’UE) riguarderà il trasporto marittimo e quello aereo, oltre all’istituzione di un sistema di scambio di quote di emissione distinto per il trasporto stradale e l’edilizia; – la revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi disciplinerà gli obiettivi di riduzione degli Stati membri nei settori non compresi nell’EU ETS. E riguarderà anche: A) i regolamenti LULUCF (relativi all’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura) e quello che stabilisce le norme sulle emissioni CO2 di autovetture e furgoni; B) le direttive sulla promozione delle energie rinnovabili, sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, sulla tassazione dei prodotti energetici, sull’efficienza energetica. Quindi, attraverso un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il ReFuelEU Aviation per carburanti sostenibili per l’aviazione, il FuelEU Maritime per uno spazio marittimo europeo sostenibile, un fondo sociale per il clima, una strategia forestale dell’UE e la creazione di un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM): una tassa CO2 sull’import, di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità , nel caso gli stessi non siano prodotti con adeguati standard rispetto alle emissioni. Il solo annuncio di questi provvedimenti ha impensierito consumatori ed industrie europee. A queste ultime in passato era permessa la emissione senza oneri di una quantità annuale di gas serra corrispondente ad un buon funzionamento dei loro impianti: nel caso di emissioni maggiori, è loro obbligo l’acquisto dalle aziende più efficienti, o nell’anno meno attive, dei diritti di emissione non utilizzati.
L’altro accordo raggiunto dall’Ue, è nell’ambito del Green Deal europeo: la neutralità climatica entro il 2050. In questa prospettiva sono state approvate alcune delle proposte più significative, il cui impatto risulterà rilevante sulle industrie dei vari Paesi. Per esempio, la più discussa in queste ore in Italia, è l’approvazione della proposta di terminare le vendite di auto nuove a benzina e diesel a partire dal 2035. L’obiettivo è duplice: proteggere le industrie UE da una concorrenza sleale da produttori non europei che non siano soggetti a standard ambientali simili; evitare la delocalizzazione di certe produzioni verso nazioni con standard ambientali meno stringenti. AGIPRESS
di Laura Bacchiega