Sarà ricordato per le dimissioni ma il suo pontificato ha cambiato il volto della Chiesa.
Il commento di Marcello Mancini
AGIPRESS – Con il gesto compiuto l’11 febbraio 2013, Benedetto XVI entrerà nella storia come il Papa più rivoluzionario, mettendo in secondo piano altri Pontefici che pure hanno cambiato il mondo. Papa Ratzinger è rimasto in carica otto anni: pochi, se si considera che è stato più lungo il suo cammino da <emerito> che non da <regnante>. Però quel gesto delle dimissioni ha portato la Chiesa nella modernità . Un passo che nessuno si aspettava, che non succedeva da 600 anni e che prima di lui solo cinque pontefici avevano compiuto, con motivi assolutamente diversi: il più celebre, sicuramente, Celestino V nel 1300, il Papa del <gran rifiuto>, che Dante aveva relegato nell’Inferno rendendolo immortale ma accusandolo di <viltade>.
Però la scelta di Benedetto è stata tutto fuorché un atto di ignavia, semmai il contrario: è stata una scelta di grande coraggio. Papa Ratzinger era un conservatore eppure ha rivoluzionato la Chiesa. E lo ha fatto non solo per quelle dimissioni choc, che ora rischiano di oscurare il resto del suo pontificato. Quanto per le decisioni forti che ha preso e che probabilmente hanno provocato la sua rinuncia proprio quando si è reso conto che non avrebbe avuto più le energie per sostenerle. E’ intervenuto senza peli sulla lingua nel rapporto fra fede e ragione e sull’intesa fra cristiani di Oriente e di Occidente nel famoso discorso del 2006 all’università di Ratisbona, che tante polemiche suscitò nel mondo islamico. Soprattutto ha sollevato i tappeti del silenzio che per anni hanno coperto tanti scandali come quello della pedofilia. Quando è stato eletto, nel 2005, la Chiesa veniva da un lungo periodo nel quale il suo predecessore Giovanni Paolo II, gravemente malato, era limitato nel governo, e nelle stanze vaticane ne avevano approfittato personaggi con pochi scrupoli che stavano sovvertendo a proprio vantaggio, gli equilibri che erano inevitabilmente sfuggiti di mano a Woityla, che pure li aveva saldamente salvaguardati per tanto tempo.
Benedetto ha governato con determinazione finché ha potuto e finché ha capito che il suo vigore morale non bastava più e quello fisico lo stava abbandonando. Certamente saranno gli storici, esaminando le numerose carte che Benedetto consegnò a Bergoglio nel momento del passaggio fra i due Papi, a stabilire che cosa realmente era accaduto, e se davvero, come si dice in queste ore, Ratzinger credeva che gli fosse rimasto poco tempo da vivere e dunque si cautelava di lasciare in mani forti il governo della Chiesa. Le dimissioni non furono dunque una rinuncia ma tutt’altro, una precisa e ferma volontà di continuare la battaglia per ripulire quanto di poco chiaro si consumava all’interno delle mura leonine e di cui era venuto a conoscenza. Consegnando a un nuovo Pontefice il compito di fare pulizia e di scardinare il potere parallelo che si era creato, Benedetto ha compiuto un sacrifico epocale per salvare la Chiesa.
C’è poi un altro punto che gli storici dovranno chiarire. Ed è il vero rapporto che c’è stato fra il Papa emerito e quello regnante in questi nove anni trascorsi dalle dimissioni. Perché, anche qui, tante sono state le interpretazioni, molte delle quali frutto di speculazioni. E magari di forzature. C’è chi ha messo i due Pontefici in contrapposizione, alimentando le voci secondo cui anche dal suo eremitaggio Benedetto abbia continuato a pilotare una certa parte della Chiesa critica nei confronti di Bergoglio. E questo nonostante l’assoluta posizione defilata che egli ha sempre mantenuto. Materiale che dovrà staccarsi dalle cronache di questi giorni e liberarsi dei veleni ancora freschi. Che già insinuano altri scenari suggestivi. Come quello di ipotizzare che Francesco si potrebbe sentire più sollevato nel pensiero, alcune volte da lui stesso evocato, di dare le dimissioni. Due Papi emeriti sarebbero stati un po’ troppi, ora l’ipotesi diventerebbe meno traumaticamente praticabile. Ma sono solo supposizioni. Anche perché per una Chiesa che è ancora in difficoltà , non si sa che effetti potrebbe avere un altro choc come quello del 2013. AGIPRESS
di Marcello Mancini