Giani: “Una festa nata come manifestazione identitaria e col passare del tempo trasformata in un simbolo a difesa dei diritti irrinunciabili di tutti gli individui”.
AGIPRESS – FIRENZE – La Festa della Toscana non come ricorrenza che guarda al passato ma, specialmente oggi, come momento per ribadire la volontà di difendere diritti fondamentali spesso calpestati in varie parti del mondo. E per stimolare una riflessione ed un impegno che devono essere costanti. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani è intervenuto oggi al Teatro della Compagnia a Firenze alla seduta solenne del Consiglio regionale in occasione della Festa della Toscana. “Dal 2000, ogni 30 novembre “ ha detto Giani -, la Toscana vive la sua festa, l’occasione per mostrare un tratto fondamentale della propria identità . Una festa nata come manifestazione identitaria e col passare del tempo trasformata in un simbolo a difesa dei diritti irrinunciabili di tutti gli individui. La Regione dei diritti civili e sociali e che nel 1786, come Granducato e quindi come stato sovrano, fu la prima ad abolire la pena di morte. Insomma, sulla scia dei valori diffusi pochi anni prima da Cesare Beccaria, si apriva una stagione che vedeva la Toscana tra i protagonisti. Dal 2000 ad oggi è stato un crescendo di momenti di riflessione ed eventi, organizzati per rivendicare i diritti che derivano direttamente dall’articolo 2 della Costituzione, ed allo stesso tempo per ribadire i doveri che tutti abbiamo di essere parte attiva nel difenderli. Un equilibrio su cui si fonda la società “.
“Oggi “ ha proseguito il presidente – con questa ricorrenza, che non è rivolta al passato ma anzi, in questo preciso momento storico, diventa attualissima, la Toscana rivendica la propria volontà di essere in prima fila sul terreno dei diritti, auspicando che anche sul piano internazionale ci possano essere maggiori solidarietà , forza ed energia per portare avanti una battaglia che merita di restare centrale, perché attuale. Basti pensare a stati che rappresentano due terzi della popolazione mondiale dove vige ancora la pena di morte. Penso anche a quelle realtà , come in Cina o Russia, dove non è possibile esprimere liberamente il proprio pensiero. Oppure la situazione che vivono le donne iraniane e la loro lotta, impari, contro un regime che sta calpestando i diritti più elementari. Senza scordare la situazione ucraina e le sopraffazioni quotidiane perpetrate a danno di persone innocenti e indifese”. Il 30 novembre come momento costante di sollecitazione, per tutti. “Deve continuare ad essere una giornata “ ha concluso – per puntare e mantenere l’attenzione su tutto questo, e con la Toscana sempre in prima fila e un gradino avanti per la tutela ed il riconoscimento dei diritti civili basilari”. AGIPRESS