DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

19 Novembre 2022

Si chiude con oltre 5 mila partecipanti l’evento nazionale Grandi Ospedali a Careggi

Damone: “Le innovazioni introdotte durante la pandemia non vanno perse”. Mechi: “Il Covid ha insegnato il valore dell’adattamento e di una risposta rapida alle nuove emergenze”.

AGIPRESS – FIRENZE – Si è chiusa la prima edizione dell’evento Grandi Ospedali promosso dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi a Firenze, con oltre 5 mila partecipanti e nomi di eccellenza arrivati da ogni parte d’Italia. Un appuntamento che ha riunito i direttori generali dei più importanti ospedali del Paese, esponenti politici del Governo e delle Regioni, professionisti di primo piano del settore salute. Oltre 4 mila gli accessi online e più di 1.000 i partecipanti in presenza.

“Il diritto alla salute – ha affermato presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani intervenendo al meetingè uno dei principi costituzionali fondamentali. Una civiltà si misura dal livello di sanità che può assicurare e quella pubblica ne è il cardine, perché deve essere diffusa a tutti i cittadini. I Grandi Ospedali sono strutture che esprimono eccellenze nella tutela della salute e il confronto, come quello portato avanti in questi due giorni, è un aspetto fondamentale. Mi fa piacere che sia stata scelta l’azienda di Careggi per questo evento che si è sviluppato poi in modo positivo. Dobbiamo creare – ha aggiunto il presidente – condizioni e strutture sempre migliori per trattenere i professionisti che oggi lasciano l’Italia. In questo senso i 453 milioni del Pnrr destinati alla Toscana per il settore possono essere un aiuto a garantire nuove strutture sanitarie e infrastrutture diagnostiche. Vi è poi un aspetto economico su cui dovremo agire, ma la sanità è una macchina complessa: rappresenta a livello nazionale 126 miliardi, la terza voce del bilancio statale dopo la previdenza e il sistema pubblico. I conti devono tornare, ma lavoriamo per avere soluzioni organizzative e condizioni motivazionali affinché il patrimonio di medici che viene creato nel nostro Paese resti al servizio dei cittadini”.

Tra i numerosi interventi, il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi Rocco Donato Damone: “Ai Grandi Ospedali – ha spiegato Damone – rimane il compito di sviluppare le innovazioni che la pandemia ci ha permesso di attivare: sono stati introdotti modelli organizzativi che non possiamo più abbandonare. Un esempio è la medicina multidisciplinare di gruppo. Oggi la specialità individuale non può più permettersi di lavorare da sola. E poi la collaborazione con infermieri e Oss, una nuova cultura di collaborazione. Non possiamo tornare indietro. Puntiamo poi sulla telemedicina. A Careggi abbiamo un programma che avvisa il medico di famiglia e gli mostra i processi di ricovero di ogni suo paziente e le tempistiche di dimissione. Ragioniamo inoltre sulla ricerca e verso il futuro che nei prossimi 10 anni sarà orientato su flessibilità e valorizzazione del personale, ma anche a rendere efficiente il modello delle nostre strutture. La grande sfida – aggiunge Damone – è cambiare il paradigma, portando ospedale e territorio in una sola linea di presa in carico del paziente. Ora stiamo ragionando su Case della salute e Case di Comunità con medicina di gruppo e specialisti che garantiscano prestazioni in sinergia per evitare affollamento del pronto soccorso; devono essere uno spazio sempre aperto con prestazioni analoghe a quelle ospedaliere. La specialistica ambulatoriale dentro questi nuovi spazi”.

Maria Teresa Mechi, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, ha parlato della realtà ospedaliera dopo il momento più critico della pandemia. “Solo dalla stretta sinergia – ha spiegato Mechi – tra chi si occupa di gestione e chi di assistenza si possono individuare le migliori soluzioni. Questo meeting nasce proprio per far emergere la collaborazione tra questi due pilastri di ogni Grande Ospedale. Il Covid – ha aggiunto – ha fatto emergere un valore: essere in grado di adattarsi rapidamente a contesti sconosciuti ed esigenze nuove. C’è stato un adattamento che in precedenza sarebbe stato inimmaginabile. La tempestività di reazione è l’aspetto principale che possiamo trarre come riflessione e insegnamento dall’emergenza pandemica”. AGIPRESS

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