“Tra le somme previste, assenti quelle destinate alla sanità “.
AGIPRESS – ROMA – “Il decreto Aiuti-bis si configura come un atto legislativo che, in diverse forme e diverse sostanze, elargisce a categorie di lavoratori e non, piccole somme ciascuno, ma per un valore complessivo superiore ai 18 miliardi di euro. In tale destinazione degli aiuti in argomento, tuttavia, non si può fare a meno di notare che grandi assenti sono quelli destinati alla sanità , quindi alla salute anche dei medesimi destinatari”. È questa la denuncia che arriva dalle Organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale. “Tanti sono i ˜malati’ del sistema italiano, soprattutto oggi, soprattutto con una crisi di governo inopportuna nei tempi e nei modi – si legge nella nota intersindacale – ma il malato più grave appare proprio il sistema sanitario pubblico, quel sistema che produce peraltro anche PIL, anzi è condizione necessaria per la creazione di ricchezza. Carenza di personale, mancanza di investimenti nelle risorse umane, assenza di programmazione, anni di tagli lineari costringono interi reparti ospedalieri a vivere, anche a causa del Covid, che non lascia illesi i medici e i dirigenti sanitari (sono circa il 20% gli attuali contagiati), momenti drammatici, sempre più affollati di pazienti e poveri di personale. Il sistema di cure pubblico è in stato comatoso e in prognosi riservata. Eppure per il malato grave non si prospettano terapie, neanche palliative o sintomatiche. Nessun segno, nessun messaggio concreto, oltre le lodi che si sono sprecate per il lavoro svolto in questi anni, le foto ricordo e gli inviti alle parate. Insomma, per angeli ed eroi nessun aiuto dal decreto Aiuti-bis. Eppure sarebbe bastato un provvedimento che, almeno dal punto di vista fiscale, avvicinasse medici, veterinari e dirigenti sanitari ad altre categorie di lavoratori, privati e pubblici. Defiscalizzare il lavoro straordinario, richiesto peraltro proprio dal legislatore perché indispensabile per recuperare le prestazioni non erogate durante le ondate pandemiche e per assicurare lo ordinario svolgimento delle attività , poteva essere un segnale semplice, chiaro, di scarso impegno economico. Un gesto di reale riconoscimento per i sacrifici che medici, veterinari e dirigenti sanitari hanno svolto e continuano a svolgere. Il sistema di sanità pubblica, dalla prevenzione alla cura, dalla cronicità alla riabilitazione dall’ospedale al territorio, ha stretta necessità di essere riorganizzato, a partire dalla rivisitazione di un modello aziendalistico che è fallito. Al suo interno il sistema dell’emergenza urgenza necessita di una riorganizzazione radicale ma 5 disegni di legge rimangono custoditi in cassetti del Parlamento. Insomma Le patologie del nostro sistema di cure sono molteplici, il SSN è un soggetto fragile, come si direbbe oggi, al quale viene chiesto di lavorare a una velocità doppia rispetto al normale. La sanità per il legislatore nazionale non è affare corrente – continua la nota – non è una emergenza perché la salute dei cittadini sta diventando un bene privato delegato in parte alle Regioni e in parte alle assicurazioni e alla sanità privata. Da parte nostra continuiamo a presidiare il sistema di tutela complessiva, universalistica, solidaristica e pubblica del bene salute dei cittadini italiani, invidiato per anni da tutto il mondo, fondato nella Costituzione italiana come diritto fondamentale di ogni cittadino ad essere protetto in ogni ambiente di vita e lavoro e a potersi curare dovunque si trovi, dovunque sia nato e di qualunque razza, condizione sociale o economica sia. Quel sistema pubblico che per il legislatore a parole è un bene inalienabile, ma nei fatti diventa un costo ogni giorno comprimibile più che una risorsa. Un bene sociale che noi difenderemo con le unghie e con i denti, perché la salute, per noi medici, veterinari e sanitari del SSN, non sarà mai ordinaria amministrazione” – conclude la nota. AGIPRESS