Di nuovo pesanti le conseguenze legate alla situazione pandemica: negozi e pubblici esercizi vuoti, migliaia di alberghi chiusi per mancanza di turisti.
AGIPRESS – FIRENZE – Le prospettive delle imprese del turismo, del commercio e dei pubblici esercizi nell’ultimo mese sono radicalmente mutate. E se l’autunno era stato caratterizzato da una graduale ripresa, anche se lenta e faticosa, l’arrivo dell’inverno ha purtroppo segnato una netta inversione di tendenza negativa. Confesercenti Toscana rileva che il 51% dei consumatori toscani dichiara di evitare di servirsi di bar o ristoranti; il 32% ha rinunciato a fare un viaggio o ha disdetto una vacanza già prenotata. Un milione di persone in Italia, quasi 80 mila in Toscana, hanno rinunciato a fare shopping per paura dei contagi con vendite che hanno rallentato fino quasi allo stop. Il 48% dei dipendenti del settore privato toscano è già in smart working o prevede di tornarci a breve. Circa 5,5 milioni di lavoratori del privato in Italia e oltre 400 mila in Toscana, che non si muovono per lavorare, produrranno un forte impatto sui pubblici esercizi nei centri città e nei quartieri di uffici: 850 milioni di euro al mese di minori consumi, di cui circa 70 milioni solo in Toscana. A Roma è rimasto chiuso, per assenza di turisti, un albergo su tre, a Firenze uno su cinque: il tasso di occupazione medio è inferiore al 30% delle camere nelle principali Città d’arte. In Toscana la perdita di fatturato oscilla tra il 70 e l’80%, in riduzione a causa delle cancellazioni di congressi e meeting. Triplicato il costo dell’energia per gli alberghi assimilabili di fatto ad attività energivore.
“Il quadro previsionale che era stato annunciato con la Legge di Bilancio si è radicalmente modificato: l’aumento dei contagi ha creato un clima di sfiducia che sta frenando i consumi delle famiglie”, commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana. “Un problema soprattutto per le piccole e piccolissime imprese italiane del turismo, della ristorazione, del commercio e dei servizi. Cosଠsi rischia di mettere la parola fine alla ripresa – continua Gronchi -: in questo quadro non basta ˜non escludere’ l’ipotesi di nuovi sostegni, bisogna intervenire al più presto, con misure adeguate a tutelare l’attività ed il lavoro delle imprese colpite, a partire dalla proroga degli ammortizzatori sociali COVID e dell’esenzione del pagamento del canone unico per le attività commerciali almeno fino al 30 giugno 2022. Ma occorre dare continuità anche alle misure per il credito previste dal DL Liquidità , che ha messo a disposizione delle imprese circa 169 miliardi di euro di finanziamenti. Occorre agire subito, il clima di incertezza richiede interventi congrui e urgenti”. AGIPRESS