A livello nazionale nel 2020 rispetto all’anno precedente il fatturato è calato del 25,2%.
(AGIPRESS) – L’industria calzaturiera italiana colpita duramente dalla pandemia con una flessione a doppia cifra in tutte le principali variabili. Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici nel 2020 a livello nazionale sono calati rispetto all’anno precedente sia il fatturato, attestatosi a 10,72 miliardi di euro (-25,2%) che la produzione Made in Italy (scesa a 130,5 milioni di paia, -27,1%). Di rilievo anche il decremento dell’export, sia per quanto riguarda il valore (-14,7%) che le quantità (-17,4%). In Toscana nel 2020 il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, una variazione pari a -77 unità , tra industria e artigianato, accompagnata da un saldo negativo di -1.106 addetti. Sul fronte dell’export si registra a consuntivo una flessione del -21,5% in valore sul 2019, tra calzature e componentistica; dopo il crollo del secondo trimestre (-60,2%), la seconda metà dell’anno ha visto avviarsi un parziale recupero: +5,4% nel terzo trimestre e +7,6% nel quarto. Le prime 5 destinazioni dell’export toscano 2020 sono risultate: Svizzera (-18,3%), USA (-38,7%), Francia (-23,4%), Regno Unito (-33,1%), Cina (+28,7%); assieme questi 5 paesi hanno coperto il 69% del totale export regionale. Lo scenario nazionale è stato commentato dal Presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon: “Il 2020 ha avuto pesanti conseguenze economiche per il nostro settore. I dati parlano chiaro. Oltre ad aver lasciato sul terreno circa 1/4 della produzione nazionale e del fatturato complessivo, dobbiamo registrare anche un drastico calo dei consumi delle famiglie italiane, sia nella spesa (-23,1%) che nelle quantità (-17,4%). Una flessione importante, malgrado una crescita a doppia cifra per il canale online che non riesce a tamponare il crollo dello shopping dei turisti e i mancati introiti da essi derivanti, specialmente per le fasce lusso. E se a queste indicazioni aggiungiamo le criticità che emergono dalle cifre relative alla demografia delle imprese “ con un calo del -4% sia nel numero delle aziende che degli addetti diretti, oltre ad un’impennata della Cassa Integrazione Guadagni nell’Area Pelle (+900% le ore autorizzate, dieci volte i livelli del 2019) “ il quadro che ne viene fuori non è per nulla confortante”.
IL REPORT di Assocalzaturifici analizza nel dettaglio l’export, da cui emerge che tra i primi 10 mercati esteri in valore cresce solo la Corea del Sud (+14,3% nei primi 11 mesi), che cede peraltro il -5,2% in quantità . Contengono le perdite la Svizzera (-7,6%, destinazione dei prodotti realizzati dalle aziende terziste per le griffe internazionali del lusso) e la Cina (-4,4%), protagonista di un forte recupero (+43%) nel bimestre ottobre-novembre. Marcato calo delle vendite sia verso i partner dell’Unione Europea (-13% in valore la UE27) che fuori dai confini comunitari (-18%), dove il Nord America perde il -30% in valore, l’area CSI il -20%, il Medio Oriente il -25%, il Far East il -13%. L’attivo del saldo commerciale è atteso ridursi a 4,2 miliardi di euro (in flessione del -14% sul 2019). Al crollo dei livelli di attività nella prima parte dell’anno, causato dal lockdown, ha fatto seguito, nei due trimestri successivi, solo un’attenuazione della caduta (rimasta peraltro a doppia cifra), anziché un rimbalzo. La seconda ondata del virus in autunno ha subito interrotto i primi timidi segnali di risalita (a settembre vendite estere e acquisti delle famiglie in Italia avevano eguagliato i volumi dell’analogo mese 2019). Nel trimestre conclusivo dell’anno, in particolare, export e consumi (con le vendite natalizie compromesse dalle misure restrittive) sono risultati ancora largamente insoddisfacenti. AGIPRESS