Il deputato Pd spiega ad Agipress il senso della proposta di legge appena presentata alla Camera
Sono 5.698 in tutta Italia (3.158 quelli montani) e rappresentano il 70,4% degli 8.092 comuni italiani. Sono i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti, nei quali vivono oltre 10 milioni di cittadini, pari al 17,3% della popolazione italiana, in difesa dei quali nei giorni scorsi è stata ripresentata una proposta di legge alla Camera. Primo firmatario Ermete Realacci, deputato Pd e presidente della commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera, che da anni sta tentando di condurre in porto questa battaglia.
Onorevole Realacci sono ormai più di dieci anni che insiste su questo tema, sarà la volta buona?
“E’ vero, la prima volta fu proposta nel 2001 e fu la prima legge che io presentai in Parlamento. E’ sempre stata approvata alla Camera e si è poi sempre arenata al Senato a causa della complessità della commissione bilancio e affari costituzionale che sono competenti della materia in quel ramo del Parlamento. Speriamo questa volta di sortire un effetto diverso, anche grazie alla grande trasversalità dei sottoscrittori, ad oggi una settantina. Fra questi ci sono anche due parlamentari nel frattempo diventati ministri, Lupi del Pdl e Kyenge del Pd. Ovviamente non posso sapere come andrà a finire anche perché non sappiamo quanto possa durare la legislatura. Diciamo che le condizioni politiche dovrebbero essere più favorevoli, anche se talvolta emergono ragionamenti sbagliati, di chi guarda l’Italia dal satellite e vede i piccoli comuni come realtà poco significative, come uno spreco”.
E, invece, par di capire dal suo ragionamento, sono un valore aggiunto.
“Sà¬, proprio cosà¬. Bisogna certo intervenire nella riduzione delle sovrapposizioni burocratiche e anche nell’accorpamento di più comuni, ma senza dimenticare che la forza di questo Paese è legata proprio alle caratteristiche dei vari territori. La strada da percorrere per le sfide del futuro è che l’Italia deve fare l’Italia”.
Sono molti gli aspetti che vengono analizzati nella vostra proposta di legge. Può provare a tracciare una sintesi delle parti più significative?
“L’idea di fondo è che l’Italia non deve perdere la sua anima. Oggi serve più banda larga che ciminiere che fumano, per intenderci. Citando Cipolla direi che bisogna produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo. Bisogna avere un approccio non assistenziale a queste realtà territoriali, piuttosto capire che certe scelte non sono identiche ovunque, non hanno le stesse ricadute e ripercussioni. Chiudere un ufficio postale in città , per esempio, è una cosa, chiuderlo in una piccola località , magari in montagna, è tutta un’altra. E lo stesso discorso vale per una scuola, per una farmacia. Se si procede togliendo servizi alla montagna, i primi ad abbandonarla sono i suoi cittadini, specialmente quelli più giovani”.
Sono molte le misure contenute nella vostra proposta ma non sarà facile in tempo di crisi e spending review?
“Il senso della legge è che molte misure sono a costo zero. Poi bisogna considerare di quali realtà parliamo. Nel 94% dei piccoli comuni si trovano prodotti tipici certificati, vengono prodotti il 93% delle dop e degli igp, accanto al 79% dei vini più pregiati. In queste realtà sono attive quasi un milione di imprese. Ancora nei piccoli Comuni sono presenti circa il 16% dei musei, monumenti ed aree archeologiche di proprietà statale e ben 10.279 parrocchie italiane (il 39,6% del totale). Insomma questi numeri ci dicono che un occhio di riguardo è necessario”.
Ci può fare qualche esempio degli interventi previsti?
“E’ difficile sceglierne alcuni. Si va dalla promozione della cablatura e della banda larga all’incentivazione della residenza nei piccoli comuni. Una forte sottolineatura è quella relativa alla qualità e alla presenza dei servizi indispensabili: penso a sanità , trasporti, istruzione, servizi postali, risparmio. Ancora gli interventi per il recupero dei centri storici e la tutela del patrimonio ambientale. I comuni potranno promuovere i prodotti tipici locali e indicare anche nella cartellonistica stradale le produzioni tipiche, cosଠcome si prevede di facilitare le procedure di cessione di beni immobiliari demaniali a favore di attività e organizzazioni del mondo del non profit”.
Adesso si tratta di accelerare i tempi in Parlamento e trovare nuovi compagni di strada per giungere all’approvazione.
“Bisogna che passi il messaggio forte. Se si convincono i parlamentari della bontà , dell’opportunità e della concretezza di questa iniziativa avremo già ottenuto un grande risultato. Poi, come ho già detto, speriamo che questa volta le condizioni siano davvero mature per centrare il bersaglio. Intanto per celebrare questa piccola grande Italia, domenica 2 giugno tornerà in centinaia di borghi per tutto il Paese Voler Bene all’Italia, la Festa nazionale dei piccoli Comuni ideata da Legambiente quando ero presidente, che proprio quest’anno è arrivata alla decima edizione”.