Tale scelta non può che ricadere su un porto italiano garantendo la massima sicurezza per l’ambiente. Decidere presto e bene
AGIPRESS – ROMA – “Dopo la tragedia del naufragio del Concordia l’Italia ha dato ottima prova nella difficile azione di recupero del relitto che presentava problemi tecnologici e ambientali per molti versi assolutamente nuovi. La piena collaborazione di tutte le istituzioni coinvolte sotto la responsabilità del commissario Gabrielli e il comportamento corretto, dopo il disastro, della società armatrice sono stati determinanti. Oggi la soluzione migliore per evitare ritardi nella fase finale del recupero è che la Presidenza del Consiglio assuma la responsabilità della scelta finale del porto di destinazione per il disarmo della nave, convocando da subito un tavolo in cui siano presenti oltre al commissario, al Ministero dell’Ambiente, alla Regione Toscana, gli altri ministeri coinvolti”.
E’ quanto afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, commentando lo stop alle procedure di rimozione della Concordia deciso dall’Osservatorio di monitoraggio che non ha concesso l’autorizzazione per il montaggio dei cassoni poiché non sono ancora noti né i modi di trasporto né il porto di destinazione finale.
“Come ho avuto modo di ribadire, nell’audizione di Franco Gabrielli presso l’VIII Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, – ha aggiunto Realacci – tale scelta non può che ricadere su un porto italiano perché, garantendo la massima sicurezza per l’ambiente, questa è un’occasione da non perdere sia per creare economia ed occupazione che per avviare una filiera per lo smantellamento e il recupero delle grandi navi. Saremmo infatti tra i primi in Europa ad attrezzarci per questo, anticipando le normative europee che presto porranno fine allo scandalo di viaggi verso siti, soprattutto in Asia meridionale, dove lo smantellamento avviene senza garanzie né per l’ambiente, né per la sicurezza dei lavoratori. E’ noto infatti – conclude – che l’uso della Vanguard comporta tra l’altro problemi diversi legati al maggior rilascio in mare delle acque contenute nel relitto”.
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