La vera priorità di tutti i Paesi industrializzati.
AGIPRESS – L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che oltre l’80% delle risorse in sanità è assorbito dalla cronicità che rappresenta, quindi, la vera priorità di tutti i Paesi industrializzati. Un’urgenza legata alla crescita esponenziale della spesa sociale non solo per l’invecchiamento della popolazione, ma anche per l’andamento del mercato del lavoro e i provvedimenti sui sistemi pensionistici. Per scegliere i modelli organizzativi più adeguati a rispondere a questo cambiamento inevitabile è importante tenere in considerazione che gli obiettivi di cura dei pazienti con cronicità , non potendo essere rivolti alla guarigione, sono quelli del miglioramento del quadro clinico e dello stato funzionale, la minimizzazione della sintomatologia, la prevenzione della disabilità e il miglioramento della qualità di vita. Nel 2020, già il prossimo anno quindi, si stima che le cronicità rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo. Impegnano il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale. In Europa sono già responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua valutabile in 700 miliardi di euro. In Italia sono 24 milioni le persone che nel 2017 ne soffrono, per una spesa complessiva di quasi 67 miliardi a vario titolo. Le malattie croniche lo scorso anno hanno interessato quindi quasi il 40% della popolazione italiana, di cui 12,5 milioni hanno multi-cronicità . Le proiezioni della cronicità indicano che tra 10 anni, nel 2028, il numero di malati cronici salirà a 25 milioni, mentre i multi-cronici saranno 14 milioni. Per rispondere a questa nuova esigenza di salute il Servizio sanitario nazionale (Ssn), primo fra tutti i Paesi europei, ha sviluppato e approvato nel 2016 il Piano Nazionale della Cronicità (PNC). Ma a quasi 3 anni dalla sua approvazione ancora ci sono Regioni che non hanno recepito almeno formalmente il Piano. “Purtroppo “ spiega in una nota a Rimini nell’ambito del Meeting Salute Tonino Aceti, Portavoce della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) – la mancata/ritardata attuazione e/o l’attuazione a macchia di leopardo da parte delle Regioni, di Leggi e/o atti di programmazione sanitaria nazionale già approvati, continua a rappresentare una tra le principali criticità dell’attuale governance del Servizio Sanitario Pubblico, che contribuisce a minare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e ad aumentare le attuali disuguaglianze che già esistono tra le Regioni”. “Il Piano “ aggiunge Aceti – valorizza e dà centralità alla professione infermieristica richiamandola esplicitamente ben 36 volte all’interno del testo, ma a oggi (agosto 2019) sono 17 le Regioni ad averlo recepito formalmente con un atto specifico, di cui la Campania lo ha recepito solo il 24 luglio scorso. La Lombardia ha un proprio Piano. La Basilicata richiama appena il Piano nazionale della cronicità nel suo Piano regionale sociosanitario 2018-2020. La Sardegna sta lavorando ad un piano della Cronicità a livello di ATS mentre non sono ancora reperibili le delibere di recepimento del Piano nazionale di Friuli-Venezia Giulia e Sicilia”.
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