DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

21 Novembre 2017

WELFARE – Nelle famiglie toscane i nonni come principali care giver

I risultati di un’indagine, presentata a Firenze, di Umanapersone – Ipsos

AGIPRESS – FIRENZE – I nonni come principale care giver e supporto per le coppie con figli, sia nel quotidiano sia nelle situazioni di emergenza; la scelta di una babysitter come frutto per lo più del passaparola con amici o con altri genitori; una prevalenza dei canali informali anche nella ricerca di una badante. E poi ancora, un interesse, nelle famiglie con bambini, verso occasioni di supporto e orientamento per la gestione di problematiche comportamentali e di apprendimento e, in quelle con anziani non autosufficienti e disabili, verso un orientamento sul progredire della malattia del proprio familiare. Sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca UP Umanapersone “ Ipsos “I bisogni di welfare delle famiglie con necessità di cura conclamate” che sono stati presentati questa mattina a Firenze nel corso del convegno annuale della rete UP Umanapersone “Fare breccia nei mercati privati: con quali chiavi di ingresso?”. Tre i target di famiglie toscane presi in esame dai ricercatori di Ipsos: famiglie con bambini da 0 a 10 anni, famiglie con anziani non completamente autosufficienti, famiglie con disabili (205 le interviste effettuate nel settembre 2017).

L’INDAGINE – Nelle famiglie con bambini 0-10 anni, la gestione dei figli crea difficoltà molto spesso nel 21% dei casi, qualche volta nel 59% dei casi. Il principale care giver sono i nonni (77%), seguiti dalla baby sitter (19%). Nella scelta di quest’ultima ci si basa principalmente sul “passaparola”, soprattutto amici o altri genitori. Il 48% del campione esprime la necessità di supporti economici (18%), di una maggiore elasticità degli orari di entrata/uscita dalla scuola/asilo (15%) e di uno snellimento delle pratiche burocratiche per l’iscrizione al nido (6%). Il 54% delle famiglie con bambini risulta interessato (molto o abbastanza) a occasioni di supporto o orientamento su tematiche riguardanti disturbi comportamentali o di apprendimento. Nelle famiglie con anziani non completamente autosufficienti o con disabili, tra i canali cui ci si è rivolti per ottenere supporto e orientamento prevalgono le strutture tradizionali: medico di base (anziani 74%; disabili 64%), Asl (anziani 45%; disabili 66%), ospedale (anziani 39%; disabili 56%), assistente sociale (anziani 6%; disabili 24%), Comune (anziani 2%; disabili 10%), ma anche amici e parenti (anziani 27%; disabili 23%). Oltre due famiglie su cinque si avvalgono di una badante (43%); tra queste il 26% in modo continuativo. Tra i canali di ricerca di una badante prevalgono reti informali: parenti, conoscenti, persone nella stessa situazione (84%) seguiti da Terzo settore (14%), Asl (11%), medico curante (7%), servizi di incontro domanda/offerta (7%). Complessivamente la ricerca di una badante risulta abbastanza facile (71%), sebbene emerga qualche difficoltà per circa una famiglia su tre.

“I risultati danno alcune utili indicazioni rispetto ai canali di accesso al mercato privato “ dice Luca Comodo, direttore del Dipartimento ricerche politico-sociali di Ipsos -. Nell’ambito della cura dei bambini gli spazi sembrano essere ridotti: la rete familiare copre gran parte delle esigenze”. “La domanda di servizi privati è diventata qualcosa con cui le cooperative sociali sono chiamate necessariamente a confrontarsi – afferma Marco Paolicchi, responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Toscana – e devono farlo senza perdere di vista il rispetto delle regole e dei valori, la difesa della legalità e con una profonda attenzione ai bisogni dei territori. Senza questi elementi non ci può essere vera innovazione sociale”. Eleonora Vanni, presidente nazionale di Legacoopsociali ha soffermato l’attenzione sull’importanza dell’integrazione fra soggetti e risorse pubbliche, private e del privato sociale, finalizzate alla reale esigibilità dei diritti sociali e di salute dei cittadini.

Agipress

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