La Birmania Paese fulcro dell’iniziativa di aiuto alle popolazioni colpite da questa malattia. Artefice il Cesvi, organizzazione umanitaria italiana
AGIPRESS “ MILANO “ Dopodomani, 25 aprile, sarà la giornata mondiale contro la malaria. E sarà la Birmania, dopo 50 anni di isolamento, il paese fulcro dell’iniziativa di aiuto alle popolazioni colpite da questa malattia. Artefice il Cesvi, organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente (Fondazione di partecipazione onlus), fondata nel 1985 a Bergamo.
Il Myanmar (ex Birmania) rappresenta, infatti, nella lotta alla malaria un Paese di particolare importanza. Qui si registra infatti una maggiore resistenza ai farmaci a base di artemisina, che negli ultimi anni hanno ridotto l’incidenza della patologia. La malaria colpisce ogni anno più di 2 milioni di persone nel sud-est asiatico, soprattutto bambini sotto i 5 anni di età e donne incinte. L’infezione viene trasmessa con il semplice morso di una zanzara infettata da uno dei 4 parassiti malarici, il più aggressivo dei quali è il Plasmodium Falciparum, molto diffuso in Myanmar e in Zimbabwe.
Cesvi da oltre 10 anni lavora in entrambi i Paesi per far fronte a questo killer silenzioso. Di fronte a un parassita che diventa ogni anno più resistente ai farmaci, la prevenzione rimane l’unica arma efficace.
La malaria ogni 30 secondi uccide un bambino. Il programma avviato da Cesvi nello Shan State, in Myanmar, raggiunge oltre 220 mila persone in 1.054 villaggi. Sette team composti da un medico, un infermiere, un microscopista e un assistente sanitario, tutti locali, lavorano insieme a una rete di volontari per svolgere attività di prevenzione, diagnosi e trattamento farmacologico antimalarico. Questi team si occupano di visite regolari nei villaggi e della gestione di ambulatori fissi, avvalendosi di una clinica mobile per raggiungere le aree più remote. L’obiettivo è offrire a tutti l’accesso alla diagnosi e al trattamento e diffondere una maggiore conoscenza della malaria e delle modalità di prevenzione.
“In un Paese caratterizzato da servizi di salute pubblica inadeguati e insufficienti, da tensioni etniche, da difficili condizioni di vita e da forti difficoltà negli spostamenti” dichiara Giangi Milesi, presidente Cesvi “la popolazione locale ha un accesso molto limitato ai servizi sanitari di qualità . Il ruolo delle nostre cliniche è cruciale e ben supportato dalla comunità “.
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