I dati forniti da uno studio dell’Istituto di programmazione regionale presentati in un convegno a Grosseto
AGIPRESS – FIRENZE – Con le fusioni di Comuni in Toscana si potrebbero risparmiare da 150 a 200 milioni di euro l’anno: fino ad un quinto cioè delle spese di funzionamento, dirottando quelle risorse su nuovi servizi per cittadini e imprese. I numeri li dà l’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione Toscana, che oggi, venerdଠ11, alla Camera di Commercio di Grosseto ha presentato uno studio sulle dimensioni dei governi locali e su come queste influiscano sui costi e l’offerta dei servizi. L’occasione è stata un seminario promosso dalla Commissione affari istituzionali del Consiglio regionale. La dimensione ottimale di un Comune, anche se da considerare non c’è solo il fattore demografico, non dovrebbe mai scendere sotto i 20-30 mila abitanti.
Il ridisegno complessivo
Zone socio-sanitarie e SLL come confini – L’Irpet, nello studio presentato dalla ricercatrice Sabrina Iommi, ha fatto una proiezione raggruppando gli attuali comuni toscani prima nelle zone socio-sanitarie (ZSS) utilizzate per la programmazione dei servizi socio-assistenziali di base – 34 in tutta la Toscana e che corrispondono in buona parte alle ex associazioni intercomunali degli anni ’80 pensate da Bartolini “ e poi utilizzando come criterio invece i sistemi locali del lavoro (SLL), 51 nella regione e che corrispondono ai bacini al cui interno i pendolari si muovono ogni giorno. Raggruppando i Comuni per gli ambiti dei sistemi del lavoro locale si risparmierebbero 96 milioni sui costi della burocrazia e 65 su quelli della politica (che sarebbero dimezzati e forse qualcosa in più). Con le zone socio-sanitarie il risparmio sulle spese di funzionamento salirebbe a 140 milioni e praticamente lo stesso rimarrebbe quello sulla politica.
Il caso di Grosseto
A Grosseto quattro od otto comuni al posto di ventotto – Una simulazione analoga è stata condotta sul solo territorio della provincia di Grosseto. Con le zone socio sanitarie gli attuali 28 comuni grossetani diventerebbero quattro e si risparmierebbero 20 milioni (il 30,5%) delle spese di funzionamento. Grosseto si allargherebbe a Campagnatico, Castiglion della Pescaia, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccastrada e Scansano. Nascerebbe un comune delle Colline metallifere con Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Scarlino e Monterotondo Marittimo: altri otto comuni in uno per le Colline dell’Albegna (Capalbio, Isola del Giglio, Magliano in Toscana, Manciano, Monte Argentario, Orbetello, Pitigliano e Sorano) e sette per l’Amiata Grossetana (Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano).
Appena due milioni in meno, ovvero diciotto l’anno, si risparmierebbero utilizzando come matrice i sistemi locali del lavoro. In questo caso i nuovi Comuni del grossetano anziché quattro sarebbero otto, mentre tre (Monterotondo, Cinigiano e Civitella Paganico) finirebbero in altre province. Ci sarebbe il comune di Castel del Piano, Seggiano ed Arcidosso e di Follonica, Gavorrano e Scarlino. Grosseto si unirebbe a Campagnatico, Castiglion della Pescaia, Roccastrada e Scansano. Manciano si fonderebbe con Semproniano e Massa Marittima con Pontieri. Nascerebbe un comune unico a Orbetello, Capalbio, Isola del Giglio, Magliano in Toscana e Monte Argentario. Pitigliano si unirebbe a Sorano e Castell’Azzara con Roccalbegna e Santa Fiora. Monterotondo finirebbe invece fuori provincia con Pomarance e Cinigiano e Civitella Paganico con Montalcino.
Agipress