DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

9 Novembre 2015

GREEN ECONOMY MOTORE DI CRESCITA, PER IMPRESE E’ ANTIDOTO ALLA CRISI

Un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza

AGIPRESS – FIRENZE – Un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso su innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza, sulla green economy. E’ uno dei dati che emerge da GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. Sono 372.000 le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.

GREEN ECONOMY diventa sempre più paradigma produttivo forte e diffuso nel Paese sia in termini di imprese, che in numero crescente fanno scelte green. Solo quest’anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. E in termini di risultati nei bilanci, nell’occupazione e nelle performance ambientali del Paese, che rendono l’Italia, nonostante i tanti problemi aperti, il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile.

UNO “SPREAD VERDE” che indica la direzione da seguire, un dato importante in vista dell’importante vertice Onu sul clima che a dicembre riunirà il mondo a Parigi spiega il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci: “La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità , tradizioni, innovazione e competitività , ma ha aperto la via dell’economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell’economia a misura d’uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi”.

IMPRESE GREEN PROTAGONISTE DI EXPORT E INNOVAZIONE – Le aziende della green Italy hanno infatti un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel verde. Nella manifattura il 43,4% contro il 25,5%. E sono più presenti nei mercati extra-europei. Ancora, le imprese green innovano di più delle altre: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici. Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%. Anche nel creare lavoro la sostenibilità è un driver importante, sia tra le imprese eco-investitrici che tra le altre. Il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda green jobs, soglia cresciuta di 4 punti percentuali rispetto al 2009. Nell’area aziendale della progettazione e della ricerca e sviluppo si arriva al 67%, con i green jobs che diventano i veri protagonisti dell’innovazione. Se poi andiamo oltre lo steccato dei green jobs propriamente detti e guardiamo anche alla richiesta di figure professionali con competenze green, vediamo che le assunzione con questi requisiti sono 219.500. Nell’insieme si arriva a ben 294.200 lavoratori ˜green’, il 59% della domanda di lavoro. Anche le nostre piccole e medie imprese portano il loro importante contributo e primeggiano a livello europeo sul fronte della ˜riconversione verde’ dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%).

TOSCANA SETTIMA PER IMPRESE CHE INVESTONO – Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Firenze con le sue 8.080 imprese green la più virtuosa della regione. La seconda provincia della Toscana per numero di imprese green è Prato a quota 2.810, terza Pisa con 2.540. Seguono Lucca con 2.520 imprese green, quindi Arezzo a quota 2.460, Livorno con 1.990 e Siena con 1.900. Chiudono la classifica regionale Pistoia con 1.700 imprese green, Grosseto con 1.450 e quindi Massa-Carrara a quota 1.330. L’ottimo risultato della provincia di Firenze è confermato anche su scala nazionale: Firenze è al settimo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Ma i primati della regione non si fermano qui: con 3.770 assunzioni non stagionali di green jobs previste dalle imprese per il 2015, la Toscana è settima nella graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l’anno.

Agipress

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