Si riapre una nuova fase di mobilitazione dei Comuni montani e rurali d’Italia
AGIPRESS – FIRENZE – Nuova tegola di Poste sui Comuni piccoli montani e rurali. Il nuovo piano di Poste Italiane, presentato poche ore fa ore in vista della quotazione in Borsa individua tre nuove aree di distribuzione della corrispondenza, scelte dividendo i cittadini italiani in serie A, B e C, contro ogni principio elementare di uguaglianza. Subito arriva il grido di protesta dei Comuni montani che si oppongono al modello di recapito secondo il quale in 5.300 Comuni italiani, definiti “Aree extraurbane regolate”, vi sia una distribuzione solo a giorni alterni, di fatto solo cinque giorni su 15, meno di 10 al mese.
LE CONSEGUENZE della distribuzione a giorni alterni, di quello che è già stato definito il “dieci su trenta”, saranno gravissime in particolare per le imprese dei territori rurali e montani; sarà impossibile ricevere il quotidiano al quale si è abbonati e anche sulle raccomandate o su altri tipi di notifica urgente si rischiano inceppamenti e forti ritardi, con rischi che cadranno sui destinatari, i cittadini. Sorprende anche il parere positivo al piano di Poste dato dai sindacati, che dopo aver chiesto supporto al sistema degli Enti locali, accettano il taglio di migliaia di posi di lavoro e lo smantellamento di servizi.
LA PROTESTA – “Una proposta grave – afferma l’on. Enrico Borghi, presidente Uncem e presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della Montagna – che configura nel Paese, secondo Poste, delle zone svantaggiate che non meritano il servizio, solo perché lଠla densità di popolazione è più bassa. Una decisione che ci spinge a muoverci come Uncem in ogni sede istituzionale e politica necessaria per far valere l’uguaglianza di tutti i cittadini sancita dalla Costituzione, i quali sono tenuti ad avere garanzia di servizi senza differenze legate al luogo in cui vivono”. “Inaccettabile – afferma il Presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani – e dunque si riapre una battaglia dei Comuni che da oggi proseguono la mobilitazione anche per contrastare il nuovo modello di recapito, oltre a quella in atto contro la chiusura degli uffici”. Uncem ribadisce due necessità , che verranno esaminate dai Consigli delle diverse Delegazioni regionali, ma anche dall’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna dove è già stato aperto uno specifico dossier per ricevere le segnalazioni di disfunzioni nei Comuni. “Le risoluzioni del Parlamento, attraverso ordini del giorno e prese d’atto delle delibere AgCom, sono chiarissime – prosegue Enrico Borghi – Poste non può smobilitare la sua presenza in aree che unilateralmente ritiene economicamente non sostenibili. Non è accettabile questa posizione del concessionario nazionale. Abbiamo la necessità di aprire il mercato superando il monopolio. Come già avviene in aree montane e rurali di Svizzera, Austria, Francia, nei Comuni delle nostre vallate alpine e appenniniche possiamo individuare soluzioni molto valide per la distribuzione della corrispondenza grazie all’impegno di imprese private, ma anche di associazioni di cittadini. Ricordo che l’Unpli, l’unione delle Pro Loco, aveva dato a inizio 2015 la disponibilità a ragionare in questa direzione. Una buona opportunità , da strutturare e sperimentare”. E’ stato chiesto poi l’intervento del Ministero dello Sviluppo economico.
Agipress