Duro colpo per la montagna italiana, a rischio posti di lavoro e intero comparto turistico
AGIPRESS – FIRENZE – Desta forte preoccupazione per gli operatori del settore sciistico, la sentenza della Corte Suprema di Cassazione che obbligherebbe a pagare l’Imu sugli impianti di risalita. Lo spiega la decisione n. 4551, depositata il 5 marzo 2015, che riguarda un ricorso dell’Agenzia del Territorio-Agenzia delle Entrate contro una società di gestori funiviari del Veneto. La sentenza fa scoppiare l’allarme per i gestori degli impianti di risalita che verrebbero letteralmente messi in ginocchio, e con loro l’economia tutta della montagna.
LA SENTENZA spiega che nel caso di un impianto di risalita “funzionale alle piste sciistiche” non sussiste il presupposto del classamento catastale come “mezzo pubblico di trasporto”. L’impianto di risalita svolge una funzione esclusivamente commerciale di ausilio e integrazione delle pista da sci e non è ipotizzabile, nemmeno parzialmente, un suo utilizzo come mezzo di trasporto pubblico. La sentenza specifica, dunque, che nel calcolo della rendita catastale rientrano anche gli impianti fissi e cita a supporto la norma del Dl 44/2005 convertito dalla legge 88/2005 in base alla quale i beni immobili coinvolgono non solo il suolo e i fabbricati ma anche tutte le strutture fisse che “concorrono al pregio e all’utilizzo degli immobili stessi“.
PREOCCUPAZIONE OPERATORI E AZIENDE – Le cifre stimate potrebbero variare dai 25mila euro all’anno per una seggiovia a sei posti ai 50mila per una telecabina a otto posti. Per i bilanci delle società , già precari e soggetti all’imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, si tratta di un salasso insostenibile, con ripercussioni negative su un comparto strategico per l’economia turistica della montagna.
ENTI MONTANI SI OPPONGONO – “Mi auguro che la sentenza della Cassazione relativa all’obbligo per i gestori degli impianti di risalita di pagare l’Imu sugli impianti a fune sia una svista sulla quale è necessario un immediato intervento che chiarisca la situazione. Si tratta di una sentenza che condannerebbe la montagna a pagare l’ennesima volta un’imposta ingiusta, negando la funzione di natura pubblica degli impianti. Metterebbe in ginocchio centinaia di imprese del comparto della neve. Non possiamo permettere questa nuova imposta ai danni di chi lavora e investe sulla montagna”. Cosଠl’on. Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Montagna e presidente Uncem nazionale. “Una vera follia “ commenta il Presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani “ è un altro duro attacco alla montagna e alla sua sopravvivenza, non ci stiamo a questa imposta ridicola, perché è come se si facesse pagare alle ferrovie una tassa per i binari, non sta nè in cielo nè in terra, dunque siamo pronti a opporci duramente come Uncem contro questa sentenza che porterebbe effetti domino dannosi e forse letali per la montagna”.
Agipress