DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

7 Aprile 2013

APPROFONDIMENTO – Stress e Attacchi di Panico, come si vivono e come affrontarli

La “reazione” o risposta dell’organismo allo stimolo esterno non può essere predeterminata, ma può variare da individuo ad individuo, a seconda del temperamento, dell’età , dell’istruzione, dalle abitudini comportamentali. Nostra inchiesta.

AGIPRESS – Lo stress è dato dalla reazione che si ha al verificarsi di un evento problematico, ad una situazione difficile o ad una qualsiasi di quelle molteplici attività che caratterizzano il nostro quotidiano e la nostra vita in generale. Ansia, depressione, ipertensione, disturbi cardiovascolari sono solo alcune di queste “reazioni negative”, che, se non opportunamente controllate, possono generare una vera e propria malattia da stress. Sono stressati i lavoratori, le mamme, i nonni, persino i bambini. Le situazioni di allarme nella vita sono moltissime, anche i fatti normali possono essere altamente stressanti, positivi o negativi che siano: come sposarsi, diventare genitori, andare in pensione, trovare un lavoro, subire un fallimento, avere una promozione o perdere una persona cara. Ci sono poi ulteriori elementi che possono contribuire ad innalzare il livello di stress: le cattive relazioni tra i componenti della famiglia, le preoccupazioni finanziarie o legate alla salute, persino il caldo ed il freddo eccessivi, la privazione delle giuste ore di sonno e riposo, la frenesia cittadina quanto l’isolamento periferico. Cosଠcome lo stress, anche l’attacco di panico vede un’attivazione potente dell’organismo. Palpitazioni galoppanti, col cuore che batte all’impazzata, tremori, dispnea, affanno respiratorio, sensazione di soffocamento, dolore al petto, formicolio o sensazione di stare – davvero – per morire. E’ questo l’attacco di panico. Un insieme di “sintomi” somatici e psichici che al soggetto appaiono del tutto “insensati” e che suscitano in lui una terribile angoscia, la quale, invece, è la sola cosa che gli si presenta come del tutto sensata. Abbiamo analizzato le due tematiche stress e attacchi di panico con due professionisti di cui riportiamo i contributi.

MARCO GIANNINI

Psicologo Psicoterapeuta, Docente Università degli Studi di Firenze Facoltà di Psicologia, Scuola di Psicoterapia Comparata

Quanto oggi lo stress influisce sulla qualità della vita di un individuo?

Stress è un termine molto generale che indica una risposta aspecifica (o più risposte) dell’organismo a uno o più stimoli di diversa intensità . Il termine stress nel linguaggio comune è connotato negativamente mentre in psicologia assume senso corretto quando vengono almeno precisate quali variabili intervengono, la loro intensità e il tipo di risposta dell’individuo. In ambito lavorativo ad esempio il termine burnout indica che per una serie di motivi il livello di depersonalizzazione ed esaurimento emotivo sono molto elevati e sono associati a mancata realizzazione personale. Studi sperimentali indicano che livelli elevati di burnout possono determinare ansia, attacchi di panico, insonnia, difficoltà di concentrazione e di decisione, pensieri ripetitivi, irritabilità sulla maggior parte degli individui. La qualità di vita di un soggetto in questi casi è decisamente più bassa delle attese.

Quali gli strumenti oggi disponibili per misurare lo stress? E come curare i soggetti “colpiti” dallo stress?

Le variabili che caratterizzano il passaggio dallo stress adattivo a quello non adattivo e fonte di disagio sono complesse e richiedono un approccio multidimensionale sia per l’assessment che per l’intervento (preventivo o terapeutico). Fra gli strumenti specifici per il burnout in passato è stato utilizzato il Maslach Burnout Inventory (MBI) recentemente sostituito dall’ Organizational Checkup System (OCS). In ambito clinico il nostro gruppo sta lavorando allo Psychological Treatment Inventory (PTI; Gori, Giannini e Schuldberg, 2008) frutto di un lavoro di ricerca che trova il suo fondamento e la sua giustificazione teorica nell’ambito dell’approccio comparato allo studio della psicopatologia. Si tratta di uno strumento self-report caratterizzato da proprietà psicometriche adeguate (validità , attendibilità , e sensibilità al cambiamento); possibilità di utilizzo in fase di assessment, durante il trattamento e in fase di valutazione dell’intervento; facilità d’uso (somministrazione e scoring); natura interdisciplinare (trattamento psicologico, counseling, psicoterapia, etc..). La scelta dell’utilizzo di una misura multidimensionale è motivata dal fatto che le variabili che influiscono sul benessere dell’individuo sono molte e quindi, visto che l’effetto reale di un trattamento sulla salute mentale può riguardare, anche in modo disomogeneo, diverse aree di funzionamento, è generalmente riconosciuta la necessità di utilizzare sistemi multidimensionali sia per la valutazione che per l’intervento.

ANDREA INNOCENTI

Psicologo Psicoterapeuta, Scuola di Psicoterapia Comparata

Cosa caratterizza un attacco di panico?

L’attacco di panico è un’esperienza spesso associata allo spettro dei disturbi d’ansia. Il ripetersi nel tempo degli attacchi di panico dà luogo al cosiddetto Disturbo di Panico (DAP). Se nei disturbi d’ansia la tendenza di chi ne soffre è il controllo del sintomo mediante l’evitamento dello stimolo che provoca ansia, nell’attacco di panico questo tentativo risulta fallimentare: paradossalmente, l’eccesso di controllo fa perdere il controllo. In pratica, ciò che è più invalidante per chi soffre di tale patologia non è la paura provata durante l’attacco (che rimane comunque una sensazione terribile e angosciante), ma la “paura della paura”, la situazione di preoccupazione continua nel timore che, improvvisamente, l’attacco possa ripresentarsi.

Come interviene la psicoterapia?

Rivolgersi ad un professionista in grado di ascoltare e accogliere la propria sofferenza è un primo importante passo. Molte persone traggono giovamento dal capire cosa sta accadendo e dal sentirsi rassicurati del fatto che l’attacco di panico non è il sintomo di una “pazzia” imminente. L’intervento psicoterapeutico parte dal considerare l’ansia non come un sintomo “cattivo”, da eliminare, ma da contenere. La dimensione patologica dell’ansia non risiede nella sua presenza ma piuttosto nell’eccesso rispetto alle situazioni stressanti. Il trattamento può inizialmente essere centrato sul sintomo, con l’obiettivo di ridurre la sintomatologia ansiosa e l’evitamento. Entrano in gioco l’utilizzo di tecniche respiratorie e di rilassamento muscolare oltre a metodiche mutuate dall’approccio cognitivo-comportamentale. Solitamente questi strumenti permettono al soggetto di gestire lo stato ansioso, con un netto miglioramento della qualità di vita. Non è però trascurabile la componente individuale: ogni persona ha proprie peculiarità e l’insorgenza del disturbo trova la propria cornice nelle caratteristiche assolutamente uniche di ogni soggetto. E’ forse limitante, quindi, inquadrare in una remissione dei sintomi la soluzione del problema nella sua complessità . E’ pertanto possibile centrare successivamente l’intervento sull’identificazione delle esperienze di vita del soggetto che hanno portato all’insorgenza del disturbo, intraprendendo una psicoterapia maggiormente esplorativa e a lungo termine. Per chi soffre di questi disturbi può anche essere d’aiuto la partecipazione a gruppi psicoterapeutici o di auto-aiuto in cui poter condividere la propria sofferenza con chi sta vivendo una situazione simile.

Realizzata da Davide Lacangellera

Agipress

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