Il commento di Marcello Mancini
A Firenze non sanno più a che Santo votarsi per fermare l’escalation di criminalità e di insicurezza che soffocano pericolosamente cittadini, commercianti e quanti bazzicano la città, che non siano turisti ai quali tutto è dovuto e nessuno dice nulla perché portano soldi e poi tanto, una volta ingoiate opere d’arte, gallerie, palazzi e monumenti se ne tornano a casa loro. Inutili appelli, vuote campagne elettorali (si è votato appena in primavera) hanno riconsegnato il governo della città a chi lo detiene ormai ininterrottamente da trent’anni, cioè al centrosinistra. La gente si lamenta (quella poca che è rimasta a vivere nel centro storico) ma poi non cambia nulla, perché alla fine sì, c’è il rischio di qualche aggressione, però è meglio non alterare troppo lo status quo, che garantisce a tutti una rendita che…finché c’è turismo c’è vita. Anche piuttosto ricca.
Può sembrare il solito ritornello. E in parte lo è. Ma Firenze non esiste più. E’ un museo vuoto, anzi pieno, dei capolavori che tutti conosciamo, ma vuoto di anima. E senza più identità. Come si dice da queste parti: <si tira a far ciccia”. Cioè a guadagnare senza preoccuparsi del resto, che poi sarebbe la città, che dovrebbe invece essere tutelata perché chi vive qua ha una responsabilità: difenderla, farla crescere e consegnarla ai nostri figli almeno come i nostri padri l’hanno consegnata a noi. Ma questo non succede. Firenze scompare. Mangiata dal turismo incivile, e anche dalla voracità di chi, appunto, la sta sfruttando solo per i propri guadagni.
Ci sono troppi intrecci di potere da conservare, rendite di posizione che nessuno ha il coraggio di scardinare perché poi, sennò, in una reazione a catena, vien giù tutto. C’è anche uno strano tardo consociativismo, che pone maggioranza e opposizione sullo stesso piano: una mano lava l’altra, nessuno mette i bastoni fra le ruote ai dirimpettai, ancorché siano avversari politici. Firenze abbandonata a se stessa. La comunità è dissociata dalla classe dirigente.
Perciò ha risvegliato un certo interesse l’idea che alcuni ex amministratori si siano messi insieme per suonare la sveglia a quelli che oggi siedono al loro posto. Non ce la fanno ad assistere impotenti e in silenzio al declino della città di cui sono stati responsabili a vario titolo fino a una quindicina di anni fa. Chi sono? Ex assessori, ex amministratori, ex tutori dell’ordine, ex magistrati. Non c’è nessun secondo fine, ne’ ci sono aspirazioni di qualche tipo. Solo sincere e disinteressate intenzioni, e uno spirito di ribellione costruttiva. Sentimenti che hanno fatto riunire un gruppo di ex personaggi di potere, che offrono la loro esperienza a titolo “gratuito” per scuotere quanti oggi occupano le loro stesse posizioni di governo, politico e non solo.
Invocano il diritto alla sicurezza, che significa vivere la propria città senza la paura di essere aggredito o molestato, il diritto di andare a lavorare sicuro che siano state prese tutte le misure che impediscano che il lavoro si trasformi in una trappola mortale, l’obiettivo di fermare la strage quotidiana che si consuma sulle strade violando il Codice della strada. Dicono: il diritto alla sicurezza è universale, né di destra né di sinistra: è sancito nella Costituzione ma nonostante ciò, l’impegno degli eletti a contrastare i reati, le violenze e le illegalità si è dimostrato negli anni non sempre all’altezza; come se gli eletti fossero inconsapevoli delle responsabilità che derivano dalla carica che hanno assunto.
Si tratta di vecchi leader di partiti una volta contrapposti, che risalgono perfino alla notte dei tempi di Pci e Dc, ma anche al Pd e alla Margherita, ma che non resistono alla vista dello scempio che viene fatto oggi di Firenze e alla mediocrità dei loro successori, e chiamano a raccolta i cittadini disarmati, anche alla presenza delle istituzioni che hanno gli strumenti e le forze per reagire, in difesa di Firenze e dei fiorentini che vivono una situazione di insicurezza non più tollerabile. L’appuntamento è per il 29 novembre alle ore 17, nella Sala del Pegaso della Regione Toscana, Palazzo Sacrati Strozzi in piazza del Duomo 10.