AGIPRESS – A settembre sono state immatricolate in Italia 121.666 autovetture con un calo del 10,75% su settembre 2023. Il consuntivo dei primi nove mesi del 2024 chiude invece a quota 1.202.122 immatricolazioni, con una modesta crescita sullo stesso periodo del 2023 (+2,1%), ma con un calo di ben il 18,1% sullo stesso periodo del 2019, cioè dell’anno che ha preceduto la crisi innescata dalla pandemia. Mentre il prodotto interno lordo italiano ha recuperato già da tempo i livelli ante-crisi, il settore dell’auto continua dunque ad essere interessato da forti difficoltà. Proiettando i risultati dei primi nove mesi sull’intero anno, il 2024 dovrebbe chiudere con 1.603.000 immatricolazioni, un livello decisamente lontano dalla situazione ante-crisi. Le immatricolazioni nell’intero 2019 sono state infatti 1.916.951 e non conforta certo il fatto che la situazione dell’Unione Europea non differisca molto da quella italiana.Tornando al nostro Paese, la previsione di un intero 2024 a quota 1.603.000 trova riscontro anche nell’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor a fine settembre su un campione rappresentativo di concessionari. Da questa inchiesta emerge che in settembre il 75% dei concessionari valuta basso il livello dell’acquisizione di ordini, che la carenza di prodotto (dovuta alle difficoltà di acquisizione di determinati componenti), che ha caratterizzato e penalizzato il mercato fino al 2023 e a buona parte del 2024, è stata superata e si sta delineando una situazione diametralmente opposta con il 42% dei concessionari che dichiarano alti livelli di giacenze di auto nuove invendute. Da segnalare poi che l’affluenza nelle show room di potenziali acquirenti in settembre è stata bassa per il 70% dei concessionari, mentre il livello dei prezzi si mantiene elevato.
Non va inoltre trascurato il fatto che, rispetto alla situazione ante-crisi, si comprano decisamente meno autovetture ogni anno, ma il parco circolante continua a crescere. Nel 2019 in Italia circolavano 39.545.000 autovetture. Nel 2023 la cifra corrispondente è salita a 40.905.000 e questo risultato è stato ottenuto mantenendo in esercizio auto vecchie e vecchissime che in tempi normali sarebbero state da già tempo rottamate. Ovviamente le conseguenze sono pesanti per la sicurezza della circolazione e per le emissioni inquinanti. In questo contesto si inseriscono poi le difficoltà dell’auto elettrica in Italia e nel resto dell’Unione Europea. “E’ del tutto evidente, sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, che la situazione del mercato e dell’industria dell’auto dell’Unione Europea richiede che al massimo livello istituzionale dell’Unione Europea, non sia sufficiente pensare (tra l’altro con resistenze) di anticipare di un anno il punto sulla transizione energetica prevista per il 2035, ma è assolutamente indispensabile che in ambito europeo si affronti la crisi dell’auto senza pregiudizi e con il realismo e il coraggio necessari”. AGIPRESS