DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

23 Settembre 2024

Dipendenza da smartphone nei bambini e adolescenti, neuropsichiatri a confronto

AGIPRESS – VERONA – Dai lavori del 30°Congresso Nazionale di SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si sono tenuti a Verona, i disturbi del neurosviluppo sono stati al centro del dibattito tra sessioni scientifiche, tavole rotonde e Simposi tematici. Dalla dipendenza da smartphone nei bambini in età prescolare ai sintomi depressivi, al cyberbullismo e uso dei social media negli adolescenti , agli effetti della musica e dell’ambiente nel neonato prematuro, le nuove frontiere nell’intelligenza artificiale in neuropsichiatria infantile, la transizione dall’età evolutiva alla maggiore età e le disforie di genere, solo per citare alcuni dei principali focus. “La maggior comprensione della complessità dei disturbi del neurosviluppo e dei significativi progressi sul piano del loro trattamento e presa in carico – evidenzia Elisa Fazzi, neo rieletta Presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – richiedono una visione multidimensionale, multidisciplinare, in grado di andare oltre il loro inquadramento in rigide categorie diagnostiche che comportano la semplificazione della complessità e scotomizzano gli overlapping e la dinamicità dell’individuo.

DIPENDENZA DA SMARTPHONE NEI BAMBINI DI ETÀ PRESCOLARE
Un’ esposizione giornaliera e prolungata ad apparecchiature video, come smartphone, tablet, computer e televisione, è correlata nei bambini in età prescolare con una riduzione delle capacità linguistiche espressive e di letto-scrittura causando, infatti, un ritardo nella maturazione dei circuiti neurali coinvolti nel linguaggio, riducendo, inoltre, la flessibilità cognitiva e la creatività. Particolarmente dannosa risulta essere l’esposizione allo smartphone, sia per la sua ampia diffusione, sia perché lo smartphone attiva più di altre apparecchiature le vie dopaminergiche mesolimbiche, ossia i circuiti neurali “del piacere”, producendo attaccamento compulsivo da parte del bambino, aumentando l’impulsività e generando reazioni di rabbia anche intensa quando il genitore cerca di porre termine all’uso dello smartphone da parte del bambino. Molti esperti ritengono che la flessione del quoziente intellettivo e delle capacità linguistiche registrata per la prima volta dal dopoguerra in quest’ultima generazione, possa almeno in parte essere ascritta a questo meccanismo. Per tentare di arginare il fenomeno, nel 2022 è stato ideato il “Progetto Smartkids sulla esposizione giornaliera allo smartphone nella prima infanzia: screening, informazione ed empowerment dei genitori per promuovere lo sviluppo psichico del bambino”.

NUOVE FRONTIERE NELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Negli ultimi anni, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore medico sta crescendo in modo esponenziale, come dimostrato dal grande aumento del numero di pubblicazioni scientifiche. Tuttavia, rappresenta ancora una nuova frontiera da validare nella sua applicazione nell’ambito dei disturbi e delle disabilità del neurosviluppo, in cui, seppure ci siano numerosi studi in corso, occorre non solo creare le evidenze scientifiche ma anche comprendere come l’utilizzo dell’IA possa essere di supporto nella complessità e multifattorialità del processo decisionale della diagnosi e del trattamento dei disturbi in età evolutiva. Tale complessità diventa ancora più ampia nell’ambito dei trattamenti riabilitativi, in cui diversi fattori legati anche all’individualità del bambino, della famiglia ma anche dei riabilitatori stessi si intersecano creando un’unicità nella presa in carico riabilitativa. Su questo punto, nell’ambito di vari progetti nazionali ed internazionali, tra cui il principale è il progetto Europeo Artificial Intelligence in Cerebral Palsy (AInCP, www.aincp.eu) le nuove frontiere dell’IA si basano sullo sviluppo di modelli che derivano dall’integrazione di dati multidominio clinici, di neuroplasticità e digitali per la messa a punto di un approccio decisionale personalizzato di valutazione funzionale e tele-riabilitazione dell’arto superiore dei bambini con paralisi cerebrale a tipo emiplegia. Un elemento cruciale nella messa a punto dei modelli di IA è l’integrazione non solo dei dati ma anche della multidisciplinarietà di essi, nonché della sostenibilità dal punto di vista clinico, del bambino e dei suoi genitori, sociale, etico e dei modelli organizzativi sanitari in un’ottica di cocreazione di nuove soluzioni che siano fruibili ed accettabili, oltre che validi, ad ampio raggio.

TRANSIZIONE DALL’ETA’ EVOLUTIVA ALL’ETA’ ADULTA
Il tema del passaggio alla età adulta di pazienti fino a quel momento seguiti in ambiti pediatrici, è un tema estremamente delicato. La terminologia anglosassone sintetizza questo momento con il termine “transition”. Nella lingua italiana “transizione” è un passaggio da uno stato ad un altro che comporta notevoli cambiamenti, per questo i neuropsichiatri dell’età evolutiva preferiscono la locuzione “Continuità di Cura”, così da trasmettere l’idea che con il passaggio all’età adulta non mutano i bisogni dei nostri bambini e ragazzi che devono trovare risposta adattando un sistema di presa in carico pensato per una persona adulta e collaborante. Il tema coinvolge attivamente diverse società scientifiche con l’intento comune di proporre un modello di transizione della cura programmato e coordinato, incentrato sul soggetto e la sua famiglia. anche in relazione al grado di complessità multidisciplinare richiesta dalla patologia. Il modello di intervento della NPIA italiana è unico al mondo e consente di affrontare le malattie croniche e multiproblematiche dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente con un modello assistenziale fortemente integrato tra ospedale e territorio, nell’ambito di una rete specialistica multidisciplinare dedicata, in grado di garantire risposte specifiche per età e tipologia del disturbo, con il coinvolgimento attivo delle famiglie, nell’ambito di percorsi di cura complessi e in continua trasformazione. Si tratta di un modello molto funzionale per seguire soggetti affetti da patologie ad esordio precoce che nel corso della vita possono evolvere assumendo via via col tempo nuove facce e, con esse, nuove nomenclature, senza mai peraltro risolversi pienamente. Modificandosi, nell’età adulta, la malattia a volte presenta nuovi sintomi e criticità, spesso difficili da approcciare e risolvere. Si tratta di cambiare paradigma, prospettiva di cura. E per farlo è necessario un lavoro di confronto e scambio tra specialisti, mirato alla creazione di nuovi e accoglienti percorsi di presa in carico che garantiscano una continuità di cura nelle diverse età e fasi di malattia.

EFFETTI DELLA MUSICA E DELL’AMBIENTE SUI NEONATI PRETERMINE
È ormai accertato che l’ambiente e gli stimoli sensoriali, soprattutto nel periodo perinatale, hanno un impatto sullo sviluppo del bambino. Durante l’ultimo trimestre di gestazione, la plasticità attività-dipendente forma il cervello fetale ed è stato dimostrato che la prematurità altera le tipiche traiettorie di sviluppo del cervello con zone più o meno vulnerabili. In questo delicato periodo sono attualmente in fase di sperimentazione interventi preventivi volti a modulare queste traiettorie di sviluppo attraverso interventi di induzione di attività. Lo scopo è quello di descrivere le potenzialità del contatto vocale precoce e della musica sullo sviluppo cerebrale del neonato pretermine e il loro potenziale effetto benefico sullo sviluppo iniziale. Evidenze scientifiche supportano un orientamento comportamentale del neonato verso suoni organizzati, come quelli della voce e della musica, e recenti studi di neuroimaging confermano ulteriormente la piena elaborazione cerebrale della musica come stimoli multisensoriali. Tuttavia, l’impatto degli effetti a lungo termine dell’esposizione alla musica e del contatto vocale precoce sullo sviluppo neurologico a lungo termine dei neonati pretermine devono essere ulteriormente studiati.

AGIPRESS

Davide Lacangellera

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