Confrontare i vari modelli più che integrarli, apertura verso teorie e tecniche diverse, in particolare verso quelle psicodinamiche e quelle cognitivo-comportamentali
AGIPRESS – FIRENZE – Tanti spunti di riflessione sull’evoluzione della psicoterapia sono emersi dal VI convegno FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni in Psicoterapia) che si è svolto a Riva del Garda (3-5 ottobre 2014) avente come tema “L’emergere del Sé in psicoterapia”. Gli argomenti del convegno sono stati il Sé e le neuroscienze, la psicopatologia, i diversi modelli terapeutici, la pratica clinica, l’epistemologia in psicoterapia. Il convegno è stato carattarizzato da un clima sereno di confronto, di rispetto delle diversità degli approcci, favorendo le convergenze e i punti di contatto non solo dei modelli teorici ma anche delle diverse aree epistemologiche. Tra i numerosi spunti che il convegno ha offerto, ha attirato la nostra attenzione l’approccio comparato in psicoterapia. Tale approccio pone l’accento sul confronto fra un modello e un altro più che sulla loro integrazione, e nasce come metodologia di ricerca tesa a superare i confini di un’unica scuola e di un’unica prospettiva. È per questo motivo che mira ad un’apertura verso teorie e tecniche diverse, in particolare verso quelle psicodinamiche e quelle cognitivo-comportamentali.
NEUROBIOLOGIA E PSICOPATOLOGIA – “Il nostro contributo al convegno – afferma Nicola Materassi docente della Scuola di Psicoterapia Comparata “ si è focalizzato su tre punti: il livello delle neuroscienze, l’apporto che le neuroscienze possono dare allo sviluppo di un modello comparato e il modo in cui una specifica filosofia della mente possa aiutare a sviluppare una modalità esplicativa tra il livello neurobiologico e fenomenologico psicologico“. “Di forte interesse per la comunità scientifica “ ha aggiunto Materassi “ si è rivelato il concetto dell’evidenza dei cambiamenti che la psicoterapia comporta. Le neuroscienze e dunque il livello neurobiologico, si agganciano sempre più alla psicopatologia sviluppando cosଠla dimensione tanto innovativa, quanto concreta e reale, della psicoterapia basata sull’evidenza”.
I FATTORI COMUNI IN PSICOTERAPIA – “Nucleo della Psicoterapia Comparata, in linea con i recenti sviluppi teorici dell’integrazione in psicoterapia – afferma il direttore della scuola di Psicoterapia Comparata (SPC) di Firenze Pietro Caterini “ è il riconoscimento di alcuni elementi fondamentali per lo sviluppo di un confronto fra i diversi modelli. Primi fra tutti i ‘Fattori Comuni’. Ovvero porre attenzione particolare a ciò che le psicoterapie hanno in comune, come ad esempio il terapeuta, la tecnica, il cliente, la relazione, con l’intento di utilizzare le tecniche che si sono dimostrate maggiormente efficaci. La ricerca dei fattori comuni – aggiunge Caterini – permette di considerare la varie psicoterapie in una prospettiva nuova in modo da permettere l’elaborazione della miglior soluzione di un problema. Insomma, un modello aperto e innovativo, dove i sistemi cognitivi, affettivi e comportamentali interagiscono tra loro, nella consapevolezza che un cambiamento in uno di questi sistemi può avere effetti e ripercussioni sugli altri. Le neuroscienze, grazie ai contributi di autori come Antonio Damasio e Vittorio Gallese dei quali abbiamo avuto il piacere di ascoltare le relazioni a questo convegno, offrono un terreno di confronto che volge verso l’integrazione di discipline diverse e la verifica empirica”. (VIDEO INTERVISTA SOTTO)
L’INTERVENTO di Nicola Materassi in collaborazione con Alice Visi ˜Neuroscienze e comparazione: riflessioni epistemologiche’ presentato a questo convegno, pone a confronto le diverse epistemologie dei modelli terapeutici, cercando nelle filosofie della mente che stanno alla loro base i punti di convergenza. Sono forse nella diversità di linguaggio e periodo storico nelle quali sono state fondate, che epistemologie come quella psicoanalitica o cognitivo-comportamentale o umanistico-esistenziale hanno maggiori difficoltà di reciproca comprensione. Inoltre i sostenitori della “naturalizzazione della mente” evidenziano l’opportunità di un incontro tra filosofia e neurobiologia e ciò potrebbe dare nuovo slancio alla costruzione di teorie dotate di maggior potere esplicativo e predittivo. Le neuroscienze potrebbero essere utili sia come prova di efficacia, sia nel dare indicazioni per migliorare gli interventi. Ma ancora prima potrebbero servire per tradurre il linguaggio degli approcci psicoterapeutici in un linguaggio comune che permetta di comparare e dialogare.
Agipress