AGIPRESS – VENEZIA – Un nuovo modello per la corretta gestione del paziente con lombalgia, basato sul ruolo centrale dei medici di Medicina Generale (MMG), sulla cooperazione con i colleghi specialisti e sul supporto organizzativo dell’Ospedale. La lombalgia, come svelato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è la prima causa di disabilità a livello globale: nel 2020 una persona su 13, circa 619 milioni di persone, soffriva di lombalgia cronica, con un aumento del 60% rispetto al 1990 e si prevede che i casi aumenteranno fino a colpire 843 milioni di persone entro il 2050 (+36,2%). Il Veneto, insieme alle Marche e alla Sicilia, è tra le prime regioni italiane ad aver definito delle linee guida d’indirizzo per la corretta gestione del paziente con lombalgia nel setting della Medicina Generale grazie a un progetto formativo destinato anche ai medici di famiglia veneti, avviato nel 2023: un percorso per monitorare le buone prassi professionali e individuare alcuni indicatori specifici (demografia, condizione clinica, visita clinica, cure precedenti, approfondimenti diagnostici, trattamento prescritto, terapia fisica e supportiva). Attraverso questionari, i medici di Medicina Generale, hanno sperimentato nuove procedure diagnostiche e implementato una piattaforma informatica dedicata.
Ma quali sono stati i principali risultati ottenuti grazie anche a questo progetto formativo svolto in ambito ECM, promosso da Nusa Servizi in collaborazione con la FIMMG – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Veneto, con il supporto tecnico di OPT SpA e la sponsorizzazione non condizionante di Angelini Pharma? Grazie alle sinergie formative, che hanno visto in campo contemporaneamente alcune iniziative dedicate alla formazione sull’appropriatezza prescrittiva da parte dell’Ulss 3 Serenissima e questo progetto sulla lombalgia, secondo i dati forniti dalla stessa azienda sanitaria, tra il primo e il secondo semestre del 2023 nei suoi distretti, c’è stata una riduzione significativa, del 28%, nel numero di risonanze magnetiche del rachide lombosacrale prescritte dai medici di famiglia. Inoltre, i dati registrati nel progetto formativo, dimostrano come si è verificata una diminuzione di circa il 30% nella prescrizione, da parte degli MMG, dei FANS per trattare il dolore provocato dalla lombalgia, a fronte di un incremento di quasi il 100% nell’utilizzo del paracetamolo, che attualmente viene prescritto in media a 6 pazienti su 10 (61%). Ulteriormente si riscontra anche un aumento dell’utilizzo dei miorilassanti e degli antidepressivi, fondamentale considerando la natura bio-psico-sociale della patologia.
La lombalgia, spesso associata a comorbidità, viene generalmente gestita, in un’ottica multidisciplinare, da MMG e specialisti di diversi ambiti – tra cui neurochirurghi e ortopedici, terapisti del dolore, fisiatri, reumatologi, fisioterapisti – e la terapia tradizionale si basa sul controllo del dolore, per rendere i sintomi meno problematici e ridurre la disabilità correlata. Pertanto, l’identificazione del livello di gravità della patologia del paziente e la formalizzazione delle linee guida d’indirizzo risultano cruciali per una corretta presa in carico da parte della medicina territoriale, favorendo la diagnosi precoce, l’appropriatezza prescrittiva e la personalizzazione del trattamento con un miglioramento della qualità di vita del paziente.
Ma quali sono le principali terapie per il trattamento della lombalgia aspecifica? Diverse linee guida [Cartabellotta A, Evidence 2017] raccomandano la prescrizione sia di terapie farmacologiche che non. Per quanto riguarda le prime, come stabilito anche dalle indicazioni dell’OMS, sono il paracetamolo e i FANS tradizionali i farmaci più impiegati al fine di controllare il dolore disabilitante della patologia. La prescrizione dei FANS tradizionali per la cura della lombalgia aspecifica ha subito, nel corso degli ultimi anni, una crescita notevole: a livello nazionale c’è stato un incremento nei consumi pari al +32% tra il 2020 e il 2023 mentre in Veneto, sempre nello stesso intervallo di tempo e nell’ambito del progetto formativo sulla lombalgia, il dato è leggermente inferiore a quello della media nazionale (+28%). Tuttavia, visti anche i numerosi effetti collaterali di tipo gastrointestinale, renale e cardiovascolare che possono provocare i FANS, si ritiene che vada riconsiderata la loro reale efficacia nel trattamento del dolore acuto causato dalla lombalgia, come dimostrato anche da uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, secondo cui i pazienti con lombalgia che assumevano farmaci antinfiammatori come i FANS avevano un rischio più elevato di soffrire di un dolore persistente e cronico. Le terapie non farmacologiche, invece, si basano su diversi approcci quali: terapia cognitivo-comportamentale con educazione al paziente, programmi di esercizio fisico, terapia riabilitativa e terapie fisiche.
“In questo nostro evento la lombalgia è un’occasione che ci permette di riflettere sulla nostra quotidianità, sulle abitudini, sulle prassi, sulle occasioni di relazione con le persone che curiamo e sulle decisioni che prendiamo. È anche la sintesi di un’opera collettiva, non solo una flow chart ma l’esito di tante relazioni tra colleghi che hanno prodotto un’esperienza – modello riproducibile e che può portarci a revisionare modelli relazionali e organizzativi – dichiara Maurizio Scassola, segretario regionale FIMMG Veneto. La lombalgia è molto frequente nei nostri pazienti e spesso considerata una patologia “banale”, ma, come vediamo, banale non è affatto: per affrontarla, infatti, vanno considerati tanti aspetti bio-psico-sociali che mettono alla prova le nostre capacità non solo cliniche ma anche relazionali e comunicative. La lombalgia non è assolutamente banale perché rappresenta la complessità della medicina, del rapporto medico-persona sofferente e del rapporto tra medici. Tutto questo ci fa capire come l’alta diagnostica sia preceduta, ancora oggi, dal giusto ascolto, da domande strategiche e da decisioni che devono passare spesso dalla buona comunicazione tra colleghi. Tutto questo e molto di più è stato oggetto di discussione durante i lavori del convegno – conclude Scassola – e sono sicuro che alla fine di questa giornata saremo tutti più ricchi e orgogliosi di far parte di questa Comunità di Pratica. Grazie a FIMMG, a Nusa Servizi con Massimo Magi, a OPT SpA e ad Angelini Pharma per l’occasione che ci è stata offerta”.
La formazione e la condivisione di un percorso di cura della lombalgia in ambito multidisciplinare sono una delle chiavi del progetto. “La formazione è uno strumento potente di miglioramento delle pratiche professionali che possono essere misurate anche in termini di appropriatezza raggiunta nelle attività quotidiane del professionista – spiega Massimo Magi, presidente di Nusa Servizi. Il progetto che oggi presentiamo ha adottato un metodo formativo definito Comunità di Pratica ed è stato realizzato in tre Regioni d’Italia – Marche, Sicilia e Veneto – in un percorso che è iniziato nel 2022 e ha coinvolto oltre 250 tra MMG e specialisti nelle varie sessioni, creando un’opportunità di confronto su una patologia, la lombalgia aspecifica, complessa e talora di non semplice inquadramento perché comprende anche aspetti di disagio emotivo, sociale e lavorativo di non sempre facile gestione per tutti i professionisti coinvolti. Benché oltre il 70% delle presentazioni di questi quadri avvenga nel setting della Medicina Generale, il miglioramento dell’appropriatezza può avvenire attraverso lo sviluppo di buone prassi professionali ottenute con il confronto e la condivisione delle esperienze tra i vari attori del sistema e con la costruzione di una rete complessa e collaborativa. La condivisione delle esperienze e dei saperi, favorita dalla Comunità di Pratica – conclude Magi – garantisce una migliore presa in carico assistenziale del paziente”.
“I medici del territorio sono la prima linea per le richieste del cittadino e il convegno di oggi lo testimonia occupandosi di una patologia di considerevole frequenza nella pratica professionale con un approccio multidisciplinare – chiarisce Giovanni Leoni, presidente OMCeO Venezia e vicepresidente FNOMCeO – Sul tema della lombalgia, infatti, i medici di famiglia vengono messi in relazione con specialisti di diversi ambiti per la diagnostica e la terapia di un insieme di pazienti più frequentemente cronici, socialmente fragili e tendenti alla disabilità. Il sistema è uno e unisce Territorio ed Ospedale e mai come in questo periodo si ha la necessità di una Medicina Territoriale forte in attesa di definire la reale efficacia e il ruolo concreto delle Case della Salute che, ancor prima di essere costruite, nascono già con una prospettiva di enormi problemi di personale dedicato non solo per i medici, ma anche per gli infermieri e per il resto del personale sanitario ed amministrativo. Mai come in questo periodo i cittadini si trovano in difficoltà al ricambio del proprio medico di famiglia per pensionamento, mentre nascono iniziative private a pagamento che non possono essere equiparate all’assistenza primaria istituzionale della medicina convenzionata. Se il tema scientifico del momento è l’impatto dell’Intelligenza Artificiale in sanità nel prossimo futuro, nella realtà dei fatti stiamo ancora discutendo delle dotazioni di base, segreteria compresa, per un moderno medico del territorio al passo coi tempi. Per questo, nell’interesse dei cittadini, auspichiamo la ripartenza immediata del dialogo tra Regione Veneto e Medicina Convenzionata. La sanità prima di tutto è un rapporto fra persone, con pazienti che devono poter contare su un rapporto con medici, infermieri e impiegati per un tempo adeguato alle loro necessità. Da questo si giudicano le qualità di una società civile”.