AGIPRESS – Ucciso a colpi di spranga e bruciato nel giardino di casa mentre era ancora vivo. C’è una svolta nella vicenda che ha scosso la provincia pistoiese lo scorso 8 gennaio. Il tribunale del riesame ha confermato la misura cautelare per Daniele Maiorino, accusato di omicidio volontario. A nulla è valsa la richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi legali. Alessio Cini era stato trovato carbonizzato nel giardino della sua villetta ad Agliana (Pistoia), ma l’assenza di accendini o taniche con del liquido infiammabile vicino al corpo aveva portato gli inquirenti ad escludere l’ipotesi di un suicidio.
Con la conferma dei traumi da parte dei medici legali, la procura ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e le indagini hanno portato al fermo di Daniele Maiorino, cognato della vittima. Secondo l’accusa, vista la precarietà economica in cui si trovava, Maiorino avrebbe ucciso per entrare in possesso dell’eredità del cognato. Ad incastrarlo sarebbero state le intercettazioni ambientali delle forze dell’ordine. Il 58enne di Prato ha infatti ricostruito l’aggressione in una conversazione tenuta con se stesso in auto. “L’ho ammazzato, l’ho preso a calci, gli ho rotto lo sterno e gli ho dato fuoco”, avrebbe detto Maiorino. L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e dall’aver agito con sevizie e crudeltà.
L’ordinanza, emessa lo scorso 22 gennaio dal gip del tribunale di Pistoia, è stata confermata dal tribunale del riesame di Firenze e per questo motivo Maiorino resterà in carcere. “L’esito del ricorso l’ho saputo dai giornali – ha affermato stamani l’avvocato Katia Dottore Giachino -, perché sia a me che alla collega non è arrivata alcuna notifica. Ci siamo rimaste malissimo, più che altro per la famiglia, che l’ha scoperto stamani, come noi, dalla cronaca locale. Aspettiamo le motivazioni, che saranno depositate entro 30 giorni, poi presenteremo subito ricorso in Cassazione”.
Mentre si attendono le relazioni finali, gli uomini in divisa continuano a esaminare le circostanze emerse durante l’indagine in corso. L’ingegnere informatico che sta eseguendo la perizia sul telefono cellulare sequestrato a Maiorino potrebbe recuperare dati utili per comprendere meglio la dinamica dell’evento o individuare prove digitali rilevanti per l’inchiesta. Le conclusioni degli esperti potrebbero avere un impatto significativo sulle indagini e sull’esito finale del processo. (Lucrezia Ceccarelli)
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