AGIPRESS – Fra qualche ora l’equipaggio della capsula Dragon Crew della società spaziale di Elon Musk raggiungerà la Stazione internazionale orbitante. Il lancio da Cape Kennedy è avvenuto con successo, dopo il rinvio di 24 ore, a causa di un problema tecnico. A bordo del veicolo spaziale con l’astronauta italiano Walter Villadei, pilota della navetta, viaggiano il comandante dell’equipaggio e veterano della Nasa Michael Lopez-Alegria, lo svedese Marcus Wandt, astronauta della nuova classe dell’Agenzia Spaziale Europea, ed il primo astronauta turco Alper Gezeravci. C’è subito da dire una cosa che mentre la Soyuz per raggiungere la Iss impiega 6 ore, la avveniristica capsula di Musk, vanto della nuova tecnologia ci mette il doppio. Questione di orbite? Forse. Questa missione è interamente commerciale e interamente europea, inoltre Ax-3 serve per tracciare la traiettoria di quella che sarà la prima stazione spaziale commerciale di Axiom Space intorno al 2030. Nelle due settimane di permanenza nello spazio il colonnello dell’aeronautica militare Villadei dovrà effettuare tre esperimenti di grande interesse scientifico. Uno riguarda gli effetti della microgravità sul corpo umano durante le missioni spaziali, un altro riguarda i processi di aggregazione di alcune proteine che si attivano durante i processi neurovegetativi che riguardano i malati di Alzheimer e uno di carattere militare che riguarda la Difesa e l’Aeronautica militare. In questi giorni, prima della partenza si è fatto un gran parlare del fatto che il cibo italiano è sbarcato, con questa missione, per la prima volta sulla Stazione Spaziale e addirittura nello spazio. Ci sono state anche dichiarazioni di esponenti politici del Governo per sottolineare questo evento. Ebbene questa è una fake news perché il cibo italiano è stato portato nello spazio sin dalla missione del primo astronauta azzurro Franco Malerba (1992) che si portò sullo Shuttle Atlantis il parmigiano. Poi la dieta mediterranea è proseguita con il generale dell’aeronautica Roberto Vittori che portò il pecorino della Sabina, le nocciole dei monti Cimini, il torroncino di Alvito, il miele di eucalipto e i tozzetti. Che però hanno avuto qualche problema. “Appena li abbiamo spezzati – disse Vittori – tantissime briciole hanno cominciato a diffondersi a raggiera come piccoli fuochi artificiali”. Anche nelle ultime missioni, quelle di Nespoli e Parmitano il cibo italiano è stato gustato sulla tavola spaziale. E durante la missione della Cristoforetti è arrivato anche il caffè espresso fatto con una speciale macchina costruita appositamente da Argotec e Lavazza e inviata a bordo nel maggio 2015, che utilizza le cialde più o meno come quelle che abbiamo a casa. E’ stata battezzata ISSpresso. E i vari equipaggi che si sono succeduti in questi anni hanno abbandonato le scatolette russe e i liofilizzati americani per il nostro cibo. Perché tra le stelle sono state servite a cominciare dal 2013 (quindi da 11 anni fa) le lasagne, il risotto al pesto, la caponata di melanzane siciliana, la parmigiana e il tiramisù, preparati dal grande chef Davide Scabin, e il caffè. E’ mancato solo l’ammazzacaffè perché nello spazio l’alcol è proibito. Dunque qual è la grande novità ?
Roberto Di Meo giornalista esperto di voli spaziali
AGIPRESS