AGIPRESS – Il mercato immobiliare commerciale sta affrontando una tempesta perfetta di venti contrari finanziari, normativi e sociali. L’aumento dei tassi d’interesse, la riduzione del credito e il calo dei tassi di occupazione sono fattori che stanno mettendo a dura prova il settore. Governi, investitori e inquilini sono desiderosi di vedere risultati in materia di ESG, in particolare in termini di efficienza energetica e decarbonizzazione. Al tempo stesso, i proprietari non possono ignorare la necessità di ottenere risparmi operativi, comprimere il portafoglio e migliorare l’esperienza degli occupanti. Tra il 2023 e 2024 scadranno circa 900 miliardi di dollari di debiti immobiliari commerciali negli Stati Uniti, il che significa che per molti proprietari di edifici il rifinanziamento diventerà una priorità . Ma modificare le condizioni dei prestiti è solo una soluzione a breve termine. Per prosperare, gli owner avranno bisogno di una solida strategia per la sostenibilità , di un piano accorto per adattare i loro spazi all’era del lavoro ibrido e di un piano chiaro per migliorare la salute e il benessere degli occupanti degli edifici. I proprietari non possono affrontare queste sfide senza adottare tecnologie smart building che si integrano tra loro per potenziarne i risultati. Le informazioni generate dai sistemi di automazione degli edifici (BAS) abilitati dall’intelligenza artificiale, dalle soluzioni di sensori IoT (Internet of Things) e dalle piattaforme API aperte e basate su cloud possono cambiare le carte in tavola in termini di efficienza energetica, ottimizzazione degli spazi e salubrità degli edifici. Inoltre, l’implementazione di soluzioni BMS aiutano gli addetti al controllo e alla gestione degli edifici a sorvegliare e monitorare impianti e apparati meccanici ed elettrici. Grazie a queste nuove piattaforme intelligenti, i responsabili hanno la possibilità di gestirli facilmente, in loco o in remoto, attraverso un’unica interfaccia. Ma molti proprietari di edifici stanno tergiversando. A rallentarli sono i vincoli di capitale, la mancanza di leadership sul tema e la difficoltà a ottenere informazioni significative e risultati validi dai dati prodotti dalla tecnologia digitale. Questo è un problema, non da ultimo per il bene del pianeta. Gli edifici del mondo sono responsabili di quasi il 40% di tutte le emissioni di carbonio e del 34% della domanda di energia, e il divario tra le prestazioni climatiche del settore e il percorso di decarbonizzazione per il 2050 si sta ampliando. Il recente caldo estremo in diverse parti dell’emisfero settentrionale ci ricorda i rischi ambientali e socioeconomici del mancato intervento in termini di decarbonizzazione. A sostegno di questi testi, due anni fa, l’amministratore delegato di Blackrock, Larry Fink, ha scritto che il rischio climatico è un rischio di investimento e ha avvertito che le aziende che non si preparano e non partecipano alla corsa verso l’azzeramento delle emissioni rischiano purtroppo di scomparire. Le turbolenze finanziarie accelereranno sicuramente questo processo. Nella foto Davide Grimaldi, Sales Manager Real Estate di Johnson Controls.
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