AGIPRESS – Il disastro umanitario di Gaza, in cui oltre un milione di bambine e bambini rischiano di essere uccisi, è aggravato anche dalle conseguenze della crisi climatica. Questo l’allarme lanciato da Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro – mentre la crisi di Gaza è sotto i riflettori del vertice COP28 di Dubai. Prima dell’escalation di violenza del 7 ottobre, i 16 anni di blocco terrestre[1], marittimo e aereo imposto dal governo di Israele avevano già accelerato il declino ambientale di Gaza e aggravato la disparità di accesso alle risorse naturali, rendendo la popolazione particolarmente vulnerabile agli impatti dell’attuale crisi. In particolare, la carenza di acqua potabile a Gaza – ora un problema critico per l’intera popolazione di 2,3 milioni di persone – era già una delle principali preoccupazioni, a causa della quantità estremamente limitata di acqua potabile a disposizione delle famiglie, costrette in alcuni casi a bere da pozzi non trattati.
Il blocco di 16 anni aveva già limitato l’ingresso di beni e materiali necessari per la manutenzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie esistenti e per la costruzione di nuove. Ora, la violenza massiccia e continua ha esacerbato una situazione già disastrosa e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che l’intenso sovraffollamento e i sistemi sanitari, idrici e igienici danneggiati e interrotti porteranno a un’emergenza sanitaria. “L’attuale crisi a Gaza è sia un conflitto violento che un lento sradicamento dei diritti dei bambini, alimentato dalla negligenza internazionale, dal fallimento della leadership e dalla crisi climatica”, ha dichiarato Mohamad Al Asmar, Direttore di Advocacy e Mobilitazione delle Risorse di Save the Children in Medio Oriente, attualmente a Dubai per partecipare alla COP28. “Oltre un milione di bambine e bambini che rischiano la vita a Gaza erano già in prima linea nella lotta alla crisi climatica. Un minorenne di Gaza, ha memoria di una vita segnata dalla carenza d’acqua, scaturita da un lato da decisioni politiche, come il blocco, dall’altro dall’inerzia nel contrastare i cambiamenti climatici. Le conseguenze di questi ultimi sulla salute e sull’ambiente non possono essere contenute all’interno di territori specifici o entro confini, e probabilmente avranno un impatto in tutta la regione, anche in Israele. Più di un milione di bambini palestinesi sono stati privati dei loro diritti fondamentali. Un cessate il fuoco immediato e duraturo e la fine del blocco sono l’unico modo per mantenere i bambini al sicuro e preservare il loro futuro”.
Israele e i Territori palestinesi occupati fanno parte di una regione del Medio Oriente già sottoposta a stress idrico e che sta risentendo degli effetti del cambiamento climatico, con una crescente scarsità d’acqua. Si prevede che la regione dovrà affrontare il maggior incremento a livello globale di inondazioni fluviali, perdita dei raccolti e siccità , oltre che ad un aumento delle temperature ben al di sopra degli 1,5°C che l’obiettivo che i leader mondiali si sono prefissati. La Banca Mondiale ha recentemente riferito che le falde acquifere, la principale fonte d’acqua della Striscia, stanno risentendo degli impatti negativi dell’innalzamento del livello del mare e dell’acqua salata. L’acqua è un problema anche in Cisgiordania, dove la metà dei pozzi di proprietà dei palestinesi si è prosciugata negli ultimi 25 anni.
In tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, oltre 10 milioni di bambine e bambini devono affrontare la triplice minaccia del rischio climatico, della povertà e dei conflitti[6]. Quasi 1 milione di minorenni vivono a Gaza e i bombardamenti in corso nel nord e nel sud della Striscia hanno costretto migliaia di persone e di bambini a sfollare con la forza e ad affrontare quasi due mesi senza un riparo adeguato, acqua, cibo e assistenza sanitaria. Save the Children fornisce servizi e supporto essenziali alle bambine e ai bambini palestinesi dal 1953. Il team di Save the Children nei Territori palestinesi occupati ha lavorato 24 ore su 24 con forniture vitali per sostenere le persone in difficoltà e cercando di trovare il modo di far arrivare l’assistenza a Gaza. AGIPRESS