AGIPRESS – E’ questo l’obiettivo di EduforIST, un progetto coordinato dall’Università di Pisa e finanziato dal Ministero della Salute di cui è stato appena pubblicato il rapporto conclusivo della prima fase. Il “Rapporto tecnico EduForIST”, a partire dall’evidenza internazionale disponibile, descrive l’implementazione di un’esperienza pilota di educazione alla sessualità estensiva (traduzione di CSE, Comprehensive Sexuality Education) condotta nelle scuole secondarie di I grado in quattro regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio e Puglia). Con l’avvicinarsi della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il progetto contribuisce, con questi primi risultati, a produrre evidenza scientifica in vista di una futura e auspicata introduzione dell’educazione alla sessualità nel contesto scolastico italiano, elemento imprescindibile per la prevenzione della violenza di genere. “In Italia, al contrario di quanto accade in gran parte d’Europa, l’educazione alla sessualità e all’affettività non è una materia obbligatoria nei curriculum scolastici “ spiega Lara Tavoschi professoressa di salute pubblica dell’Ateneo pisano “ I dati dimostrano che l’educazione alla sessualità svolta a scuola non viene erogata in modo sistematico ed equo in tutta Italia, in alcuni casi gli interventi adottano un approccio estensivo, mentre nella maggior parte dei casi si concentrano sulla prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse. È necessario quindi intervenire su più ampia scala, per fornire ai giovani un’educazione alla salute e al benessere relazionale, sessuale e riproduttivo che sia adeguata all’età e alle caratteristiche di ragazze e ragazzi”.
Iniziato nel 2019, il progetto EduforIST è entrato ora nella terza fase, allargando la parte sperimentale a sei regioni: Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Le attività nelle scuole medie e superiori prevedono il coinvolgimento di operatori e operatrici di associazioni dislocate sul territorio e di alcuni servizi sanitari territoriali. In pratica, il progetto prevede cinque incontri con studenti e studentesse, e due con docenti e famiglie. Le ragazze e i ragazzi sono coinvolti in attività e role playing su temi fra i quali il consenso, la costruzione di buone relazioni interpersonali e la consapevolezza nei confronti degli stereotipi di genere. Aspetti fondamentali quali la gestione delle emozioni e le relazioni affettive, il rapporto con il proprio corpo, il piacere, l’uguaglianza di genere e il rispetto sono trattati, senza però tralasciare la prevenzione delle conseguenze negative legate all’attività sessuale, come le infezioni sessualmente trasmesse o le gravidanze non desiderate, e i servizi locali a cui rivolgersi in caso di necessità . “Il gruppo di lavoro in campo è interdisciplinare e composto da esperti di salute pubblica, ma anche pedagogisti, antropologi, sessuologi, pediatri e psicologi “ continua Tavoschi “ seguiamo un approccio basato sulle linee guida internazionali della Comprehensive Sexuality Education (CSE), in italiano educazione comprensiva o estensiva alla sessualità , che si caratterizza per essere di ampio respiro, multidisciplinare e multisettoriale, inclusivo non solamente dell’aspetto medico, ma anche della crescita emotiva”. “L’approccio CSE, sostenuto dalle maggiori agenzie internazionali che si occupano di promozione della salute (OMS, UNESCO), ha permesso un coinvolgimento attivo non solo di studenti e studentesse, ma anche di docenti e famiglie, di quelli che sono quindi i contesti di vita principali del nostro target, con un riscontro molto positivo tra coloro che hanno partecipato” aggiunge Alice Chinelli, assegnista di ricerca che coordina il progetto insieme alla dott.ssa Tavoschi. “Nei prossimi due anni scolastici che ci aspettano, il progetto si amplierà ancora, non solo allargando l’area geografica, ma anche coinvolgendo altri enti, come i servizi sanitari territoriali, la rete scuole che promuovono salute e le associazioni professionali che si dimostreranno interessate a prendere parte al nostro gruppo di lavoro”, conclude Chinelli. AGIPRESS