DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

30 Ottobre 2023

Per gli astronauti spigole fresche allevate sulla luna


AGIPRESS – C’è chi la preferisce al forno e chi all’acqua pazza, ma anche chi si delizia col crudo, e c’è chi la chiama spigola e chi invece branzino (soprattutto al nord) è comunque un pesce classico dei nostri mari. Presto, però, gli astronauti potranno mangiare spigole fresche allevate nella base lunare. Infatti, secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Space Technology, in tempi ravvicinati a bordo dell’Iss, o in una futura missione sulla luna, i cosmonauti potrebbero allevare e mangiare pesci. Il programma ˜Lunar Hatch Mission’ gestito da Ifremer (Istituto francese dedicato alla conoscenza dell’oceano) mira a fecondare le uova di pesce e farle schiudere sulla luna, proprio per fornire pesce fresco agli ˜abitanti lunari’ dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Dopo i pomodori e le insalate coltivati nello spazio, i ricercatori stanno esplorando la possibilità di praticare l’acquacoltura sulla luna, in modo da fornire all’alimentazione degli astronauti anche proteine animali. Da qui il progetto di allevare i pesci sul posto.

Crescerebbero in un acquario alimentato dall’acqua presente sulla luna, che verrebbe riciclata in un circuito chiuso, ma cosa potrebbe succedere durante il viaggio e con la forza di gravità ? Alcuni test stanno rilevando che le uova di spigola sarebbero le più indicate per resistere alla naturale caduta libera verso la terra. Infatti, gli esperimenti dell’Ifremer hanno dimostrato che quando centinaia di uova, di questo pesce modello per l’acquacoltura, vengono sottoposte in laboratorio a vibrazioni equivalenti al lancio del razzo Soyuz, si sviluppano e si schiudono normalmente; e non solo, anche dopo essere state sottoposte al test dell’ipergravità hanno reagito con un tasso di sopravvivenza uguale alle uova delle ˜amiche’ rimaste sulla Terra. Infine, la reazione è stata simile alle loro ˜compagne’ allevate sul nostro pianeta, anche al test di simulazione di microgravità (assenza di peso).

Ora resta solo da valutare gli impatti delle radiazioni cosmiche sugli embrioni in viaggio. L’esperimento è in corso in collaborazione con l’IRSN (istituto nazionale per la radioprotezione e la sicurezza nucleare), i risultati dovrebbero esserci tra un anno. Ma sembra proprio che fino ad ora il progetto di piscicoltura nello spazio non sia poi cosଠ˜lunare’. Intanto se in Francia si studia la possibilità di fornire agli astronauti pesce, magari due volte a settimana, a Napoli le ricercatrici dell’Università Federico II stanno sperimentando, da anni, quali stimoli possono orientare le radici delle piante in assenza di gravità su Marte, studiando serre anti-radiazioni. Per ora si abbozza l’idea di verdura e pesce nella composizione del menù settimanale degli astronauti, nulla di più salutare anche per noi ˜terrestri’ AGIPRESS

Maria Grazia Ardito – Stradenuove

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