DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

12 Ottobre 2023

Arrivata in Italia la formica di fuoco


AGIPRESS – Le specie invasive sono all’ordine del giorno, sono infatti, numerose quelle che approdano da noi e decidono di popolare il nostro paese. L’ultima ad essere scoperta è una delle specie più invasive al mondo, sto parlando della Solenopsis invicta, soprannominata formica di fuoco a causa della sensazione di estremo bruciore che si prova dopo uno scontro ravvicinato con lei. È giunta anche in Sicilia, minacciando una eventuale invasione in tutta l’Europa, ulteriormente agevolata dai cambiamenti climatici. Il suo approdo ha generato non poco scompiglio, provocando gravi problemi per gli ecosistemi, l’agricoltura e la nostra salute. Nativa del Sud America, in poco meno di un secolo questa formica si è diffusa negli Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina e Australia. A confermare la sua presenza nel nostro paese e a lanciare l’allarme sulle pagine della rivista Current Biology è stato un team di ricercatori coordinato dall’Istituto di Biologia Evoluzionistica in Spagna, con la collaborazione delle Università di Parma e Catania, che ha accertato ben 88 formicai sparsi per oltre 5 ettari vicino alla città di Siracusa.

“S. invicta è una delle specie invasive peggiori e può diffondersi rapidamente. Trovare questa specie in Italia è stata una grande sorpresa, ma sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato”, chiarisce Mattia Menchetti, primo autore dello studio. Non è ancora ben chiaro come sia giunta in Italia, probabilmente dalla Cina o dagli Stati Uniti attraverso gli arrivi delle merci sulle navi. Questi imenotteri sudamericani amano le zone umide e calde e potrebbero essere favorite dai cambiamenti climatici. Quello che però incentiva l’espansione e la loro colonizzazione sono i campi abbandonati in aree urbane o periurbane, prati all’inglese, parchi giochi, strade e insediamenti umani.

Attenzione alla puntura e ai rischi ambientali. Difficili da essere riconosciute da un occhio profano, le formiche di fuoco, piuttosto piccole con colori che vanno dal bruno-rossiccio al nero, hanno una caratteristica particolare, invece di mordere come fanno comunemente le nostre formiche, loro utilizzano il pungiglione, come le api e le vespe. Il loro veleno è stato accuratamente studiato: contiene al 95% alcaloidi citotossici e per il 5% proteine. Gli alcaloidi sono responsabili di una pustola bianca piena di liquido nella zona della puntura che si sviluppa il giorno dopo l’attacco. Le proteine provocano invece, eventuali reazioni allergiche che occasionalmente possono portare allo shock anafilattico e l’intensa sensazione di bruciore seguita da prurito, edema e rossore per circa 24-72 ore. Fortunatamente però, non tutti sviluppano questi sintomi ma bisogna prestare maggiore attenzione per soggetti anziani, persone fragili e bambini.

Oltre al danno dal punto di vista della salute, ci potrebbero essere anche dei rischi ambientali. Avendo infatti, un comportamento predatorio spesso danneggia parti delle piante, come semi, frutti, radici o steli e provoca anche danni zootecnici, come punture e altri fastidi agli animali. Formano colonie estremamente numerose che possono arrivare anche a 400.000 individui in una colonia matura e sono in grado di costruire un nido ben identificabile, dal momento che in superficie è formato da un cumulo di terra alto poche decine di centimetri. Occorre però, essere cauti nello spargere l’allarme o agire con trappole fai-da-te avvelenate, poiché si rischia di colpire specie nostrane danneggiando l’ambiente. Certamente però bisogna aguzzare la vista e intensificare le operazioni di controllo e monitoraggio alle dogane portuali e aeroportuali in Italia, come nel resto d’Europa. È preferibile agire prima che la popolazione riesca a insediarsi definitivamente, altrimenti sarà difficile eradicarle e si rischierà inoltre, di sprecare ingenti risorse che potrebbero invece essere impiegate nel miglioramento ambientale. AGIPRESS

Francesca Danila Toscano – Stradenuove

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