AGIPRESS – Un mare chiaro e cristallino è quello che sperano di avere davanti tutti i giorni i vacanzieri che scelgono la spiaggia come meta delle loro vacanze, questo però non è quello che si son ritrovati domenica 9 luglio i turisti e residenti di Napoli che, al loro risveglio, hanno trovato il mare di un sorprendete colore verde e marrone, un colore ben differente dal solito che si estendeva lungo tutta la costa dal Molo Beverello fino a Mergellina. Ovviamente il misterioso fenomeno non è passato inosservato. Il tam-tam delle varie cause ha fatto eco per tutta la Campania, si passava dal risultato di alghe e liquami, a un eventuale malfunzionamento dei depuratori di Napoli Est o di Cuma, mentre appariva poco plausibile un guasto al sistema fognario di San Giovanni a Teduccio. L’acqua verde e a tratti spumosa e piena di liquami ha destato curiosità e preoccupazione nella città partenopea, spingendo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (Arpac) ad avviare immediatamente delle analisi per individuare l’origine.
Il mistero del mare verde è stato presto svelato. Il mare verde che ha preoccupato i bagnanti di Napoli è stato provocato dalla forte presenza di microalghe che vivono naturalmente in sospensione nelle acque marine. Da quel che riporta Arpa Campania: “Le cause dell’intorbidamento e dell’intensa colorazione verde sono presumibilmente riconducibili alla stabilizzazione di un regime di alta pressione di origine africana (“bolla africana”) che ha ritardato la formazione dell’anticiclone delle Azzorre. Tali condizioni hanno rallentato il normale ricambio delle acque del Golfo impedendone il rinnovamento”. La poca circolazione dell’acqua e un eccessivo riscaldamento dello strato superficiale del mare hanno contribuito a una copiosa proliferazione del fitoplancton responsabile della colorazione anomala. Anche dall’unità di tassonomia marina integrata della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN) diretta da Diana Sarno arrivano delle spiegazioni. “Da una prima analisi al microscopio ottico abbiamo stabilito che si tratta di una specie appartenente al gruppo dei coccolitofori, Calyptrosphaera cf. sphaeroidea. Questi microrganismi sono caratterizzati da un rivestimento di placche di carbonato di calcio, per questo le loro fioriture sono visibili dai satelliti, e non si tratta di esseri noti per la produzione di tossine che invece caratterizza vari gruppi algali”, afferma Diana Sarno. “Le alghe microscopiche producono ossigeno e danno nutrimento ai pesci di cui ci nutriamo. Definiti in gergo come plancton vegetale, o fitoplancton, questi esseri microscopici talvolta possono diventare cosଠnumerosi da colorare l’acqua del mare”, spiega la SZN.
Un altro tiro a segno. Il cambiamento climatico dunque, ha colpito ancora, rendendo l’estate del Golfo di Napoli talmente tanto calda da amplificare un fenomeno che, seppur in piccole misure, già si verifica regolarmente in quelle acque. Per ora ha provocato semplicemente un cambiamento “ottico”, alterando “l’ambiente luminoso” del mare, modificando perciò solo l’ecosistema di superficie. A lungo andare però, potrebbe causare reazioni a catena lungo tutto l’ecosistema marino. Tra le conseguenze peggiori che potrebbero verificarsi c’è il pericolo di una minore capacità di fotosintesi delle altre alghe presenti sui fondali, che di conseguenza potrebbero faticare a nutrirsi e portare a termine il loro compito fondamentale di cattura della CO2. AGIPRESS
Francesca Danila Toscano – Stradenuove