AGIPRESS – Un luogo dove esplorare il passato attraverso le storie delle persone che lo hanno attraversato, i loro segni, oggetti, il loro contributo alla costruzione di una comunità . Allo stesso tempo uno spazio per mettere insieme i frammenti di senso del presente e costruire un futuro orientato ai valori della relazione e della sostenibilità : è tutto questo il MAT – Museo Antropologico di Testa dell’Acqua che ha aperto le porte lo scorso sabato 24 giugno in contrada Mezzo Gregorio, nella frazione di Testa dell’Acqua, a Noto (in provincia di Siracusa). Un’idea nata raccogliendo esperienze e visioni in giro per il mondo, maturata nei lunghi anni che Anna Raudino e il compagno Aldo Turco – archeologa lei e biologo marino lui- hanno maturato in Australia, dove hanno vissuto e lavorato per più di dieci anni. Ancora in Australia, decidono di dar forma alle loro idee investendo su un casolare di famiglia sito in un’area dalla forte connotazione storico-naturale che hanno trasformato in uno spazio museale.
Il progetto – Una grande sala espositiva concepita per essere uno spazio dell’educazione emozionale con installazioni artistiche e oggetti antichi, per guidare i visitatori alla ri-scoperta della storia, delle persone e delle cose che qui si sono incontrare e per entrarvi in comunione. La visita è stata pensata perché possa essere svolta in autonomia, con l’ausilio di codici qr code con oltre 70 schede d’approfondimento che accompagnano con uno storytelling accurato la comprensione del percorso sensoriale offerto. Si può ascoltare ad esempio, la storia della tessitura e dell’intreccio, mentre si annusa una boccetta di odori siciliani nascosta in un cassetto, o mentre si manipolano oggetti ormai in disuso. Il percorso digitale è stato realizzato in collaborazione con izi.travel coordinato da Elisa Bonacini.
Campeggia al centro della stanza una grande radice color indaco che pensata come opera viva, “esce” dalle pareti per proseguire il suo intricato percorso: viene da lontano, dal passato, da uno spazio nascosto da cui tutto ha avuto origine. L’artista, Nicola Indaco l’ha immaginata viva e la radice continuerà a crescere insieme al MAT nel corso dei mesi e degli anni. Tutte le opere traggono vita dalla radice, come l’opera di Marilu’ Cecchini, 7,83 Hertz che esplora le frequenze della terra e la connessione natura-uomo. Il percorso continua all’esterno: due gli ambienti rupestri che si possono visitare, di origine bizantina, che sono anche lo spazio per fruire dell’esperienza di realtà aumentata realizzata in collaborazione con Sebastiano Deva, accompagnati da una saggia majara che svela le forze dell’umano e dell’universo. Il percorso si completa con la visita alla serra di acquaponica, che offre un esempio di produzione sostenibile e rispettosa delle tecniche di coltura qui per secoli praticate. AGIPRESS