DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

8 Giugno 2023

I rischi del costruire in altezza


AGIPRESS – Urbanizzazione e cambiamento climatico sono strettamente correlati e il verificarsi di inondazioni dipende anche dalla presenza di pesanti edifici. È quanto riportato in uno studio pubblicato su Earth’s Future che analizza il caso di New York dove il livello del suolo urbano si sta abbassando drasticamente. Tra i responsabili ci sono il milione di grattacieli che svettano sulla città e che con il loro peso enorme di oltre760 milioni di tonnellate (equivalente a 140 milioni di elefanti) la fanno sprofondare in media di 1-2 mm all’anno. Si tratta di un lavoro importante quello dei ricercatori statunitensi dell’Us Geological Survey e innovativo per lo studio dell’effetto di assestamento cumulativo e dell’impatto degli edifici sul cambiamento climatico, finora trascurati. Stando al geofisico, Tom Parson che ha curato l’indagine, allo stato attuale non si può parlare di emergenza o pericolo imminente; si tratta comunque di una tendenza preoccupante a causa dell’evidente effetto nocivo sull’ambiente, in particolare in termini di maggiore intensità e frequenza delle alluvioni che si verificheranno nel medio periodo. Si teme infatti che entro la fine di questo seco lo il rischio di inondazioni devastanti quadruplichi, complici, oltre al “peso” delle città , fattori quali il ritiro delle acque sotterranee, la compattazione naturale del suolo, gli effetti tettonici, il reindirizzamento dell’accumulo di sedimenti e l’innalzamento del livello delle acque legato al riscaldamento atmosferico. Di questo sono responsabili, tra i vari, i gas ad effetto serra che a New York stanno riducendo la barriera naturale lungo la costa orientale degli Stati Uniti e, di conseguenza, la capacità di ostacolare gli effetti nefasti di uragani dirompenti e sempre più violenti nei prossimi decenni.

Va tuttavia riconosciuto che il cedimento del suolo dipende anche dalla composizione di questo, in particolare dalla compresenza di componenti penetrabili, morbidi e rigidi come a New York. Qui la geologia superficiale è piuttosto complessa includendo depositi di limo, sabbia e laghi argillosi, depositi glaciali, dilavamenti e dissodamenti, depositi di spiagge e affioramenti rocciosi, talvolta difficili da classificare. Si va da terreni molto elastici e quindi più resistenti a fenomeni di subsidenza fino a quelli direttamente ancorati al substrato roccioso, quindi senza interazione con lo strato di terreno, come la maggior parte di quelli su cui si fondano i grattacieli di Manhattan. La “Grande Mela”, poi, è caratterizzata da un’ampia e antica subsidenza che, oltre agli elementi su citati, va attribuita alla deformazione postglaciale e ai cambiamenti del ventesimo secolo relativi alle quantità di ghiaccio e acqua che sulla costa orientale degli Stati Uniti.

Gli studiosi dell’Us Geological Survey si sono avvalsi di modelli che misurano il carico istantaneo effettivo degli edifici, molti dei quali costruiti anni fa, piuttosto che della mappatura di tassi di deformazione continua. Stando alle loro indagini, le incerte condizioni del sottosuolo, la tempistica variabile delle costruzioni e i diversi stili di fondazione, non permettono una diretta correlazione nella corrispondenza del cedimento modellato con i tassi di deformazione attuali. Con una popolazione di circa 8,4 milioni di persone New York il pericolo di disastri naturali non è da sottovalutare: la città è stata già colpita da recenti uragani che hanno causato vittime e gravi danni: nel 2012, l’uragano Sandy mentre nel 2021 l’uragano Ida ha travolto i sistemi di drenaggio di una città prevalentemente asfaltata. La combinazione di subsidenza tettonica e antropica, innalzamento del livello del mare e crescente intensità degli uragani minaccia le aree costiere e fluviali. Eppure, conferma la ricerca, New York non è la sola metropoli a rischiare di subire fenomeni alluvionali sempre più frequenti e intensi nelle aree costiere e fluviali; nel mondo ce ne sono varie esposte a fattori antropogenici e naturali quali l’urbanizzazione sregolata e l’innalzamento del livello dei mari.

Il fenomeno dell’urbanizzazione, diventata in alcune aree “selvaggia”, è in crescita: le previsioni degli esperti parlano di un aumento incontrollato delle città su scala globale rispetto a quelle rurali con una percentuale di circa il 70% di popolazione nelle aree urbane di qui al 2050. Uno scenario allarmante in cui la crescente concentrazione di individui comporta una massiccia densificazione edilizia che rende particolari aree costiere esposte ai rischi di inondazioni. Occorre una riflessione accurata: se la tendenza attuale è a costruire in verticale per ottimizzare lo spazio è necessario considerare allo stesso tempo le condizioni morfologiche e geologiche dell’area da edificare. Ogni ulteriore edificio massiccio, quale un grattacielo, innalzato lungo coste, fiumi o laghi potrebbe causare alla popolazione residente un crescente rischio di alluvioni. È necessario evitare scelte errate e includere strategie di mitigazione contro le inondazioni con la consapevolezza che si tratta di un problema reale, sempre più frequente e, come tale, da gestire in modo efficace. AGIPRESS

di Pamela Preschern

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