DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

28 Maggio 2023

Carne e pesce per i nuovi vegetariani


AGIPRESS – Vegetariano ma non troppo, sicuramente attento alla qualità e al processo di lavorazione del prodotto. Il consumatore tipo di domani “ che è già oggi “ mangia cosଠe cosଠsceglie i prodotti sugli scaffali della piccola e grande distribuzione. A raccontare la nuova tendenza del food sono i dati che registrano una rapida crescita gli adepti della dieta cosiddetta Flexitarian, fusione tra flexible e vegetarian, che prevede un regime alimentare basato prevalentemente sul consumo di vegetali “ plant based, è il termine anglofono che la definisce “ senza però escludere del tutto il consumo di carne e pesce.

Ben distinta, dunque, dalle diete vegetariana e vegana, la Flexitarian punta su alimenti sani, non trattati e privi di additivi e derivati. Il discrimine sta dunque nel processo di lavorazione del prodotto che deve essere ridotto al minimo e quanto più possibile naturale e sostenibile. Per esemplificare, un “flexitariano” mangerebbe carne proveniente da un allevamento non intensivo comunque esclusa dal vegetariano, ma non mangerebbe le patatine in busta consentite dalla dieta vegetariana. Alla base della scelta di questi nuovi e consapevoli consumatori ci sono pertanto due fattori: la salute e l’ambiente. Da un lato, infatti, la dieta plant based, escludendo prodotti eccessivamente raffinati, riducendo il consumo di carne e derivati e prediligendo i prodotti naturali e di stagione, riduce sensibilmente il rischio di diabete, cancro e patologie cardiache, mantenendo l’organismo sano in forma e, dall’altro, contrasta gli allevamenti e l’agricoltura intensivi che, sfruttando in maniera indiscriminata le risorse naturali e alzando enormemente i livelli di inquinamento, rappresentano, com’è noto, una tra le prime e più diffuse minacce ambientali.

Parlando in numeri, i dati raccolti dalla Unione italiana food ci dicono che, solo nell’ultimo anno, ben il 42% degli Italiani ha aumentato il consumo di frutta, verdura, cereali, pasta integrale nonché di cibi e bevande a base vegetale per un giro d’affari di circa 490 milioni. Le motivazioni sono la bontà per 71,3%, la corretta alimentazione per il 71%, il desiderio di variarla per il 41,8% “ riducendo le proteine animali (32,2%) “ la sostenibilità per il 70,3%. Ad invitare al consumo di questi nuovi alimenti veg è stata naturalmente anche la loro sempre più diffusa comparsa sugli scaffali della grande distribuzione con un conseguente abbattimento del prezzo alla vendita: dai burger, ai gelati, ai dessert, agli yogurt, fino agli alimenti e snack ad alto contenuto proteico, è infatti sempre più ampia la gamma dei prodotti realizzati partendo da proteine vegetali “ ovvero di verdura, legumi, cereali, semi o alghe “ acquistabili nei supermercati.

Stando ai risultati della ricerca sviluppata per il Gruppo prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food da Bva-Doxa su un campione nazionale di popolazione dai 18 ai 74 anni, il 54% degli italiani compra prodotti plant-based. Di questa percentuale, il 21% lo fa in modo abituale e il 33% occasionalmente. A questi numeri sia affianca una percentuale del 25% di italiani che pur non avendo mai acquistato prodotti plant based, si sono dichiarati intenzionati a farlo. Ma i consumatori italiani non sono certo un caso isolato e il trend è analogo anche in altri paesi europei (nel Regno Unito, per esempio, dal 2017 al 2019, la vendita di prodotti plant based è cresciuta del 40%), come pure, e da prima, negli Stati Uniti. Studiando i dati sui consumi e sull’andamento dei mercati internazionali, il portale Statista ha previsto che il mercato globale della carne di origine vegetale dovrebbe raggiungere i 16,7 miliardi di dollari nel 2026, con un aumento del 247% rispetto ai 6,67 miliardi di dollari del 2020. AGIPRESS

Maria Carla Ottaiano

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