AGIPRESS – Non importa quanti gradi ci siano fuori, o se il rumore che proviene dalla strada sia fastidioso, è comunque fondamentale dormire con la finestra aperta. Infatti, secondo gli scienziati, una notte in una camera da letto ben ventilata, favorisce le buone prestazioni del giorno dopo. Questa la conclusione è stata tratta da un progetto di ricerca internazionale dell’Università Tecnica della Danimarca (DTU) che ha esaminato come la scarsa qualità dell’aria in camera da letto influenzi il sonno.
Già alcuni studi avevano stabilito che la qualità del sonno e la velocità con cui ci si addormenta sono strettamente collegate alla temperatura della stanza in cui ci addormentiamo. Per avere una facilità di prendere sonno, la temperatura della stanza non dovrebbe essere né troppo calda, né troppo fredda, dovrebbe insomma attestarsi tra i 16 e i 19 gradi sia d’inverno che d’estate. Ora Pawel Wargocki, professore associato presso la DTU ha affermato “In passato è stato documentato solo in minima parte che la qualità dell’aria in camera da letto può influire sul sonno. Il nostro studio ha oggi dimostrato chiaramente che è cosଔ.
Per il progetto di ricerca sono state effettuate misurazioni in più di 100 famiglie, consenzienti a che i ricercatori valutassero la qualità dell’aria nelle loro stanze da letto, mentre dormivano. Inoltre è stato monitorato il loro sonno e testate le loro capacità cognitive. Tenuto conto che quando dormiamo il nostro organismo, ma anche gli arredi, producono una certa quantità di anidride carbonica (CO2) il livello nella stanza comunque tenderà ad alzarsi. Si anche gli arredi perché computer, schermi televisivi, mobili e vestiti inquinano la stanza da letto e se questo inquinamento non viene diluito, per esempio con la ventilazione, si accumula durante la notte, rendendo il sonno più inquieto. “La qualità dell’aria può influire sulle capacità cognitive, come la capacità di concentrazione, di comprensione e di reazione “ ha chiarito Wargocki “ dormire in una stanza ben ventilata, invece, le favorisce”.
Cifre alla mano, i nuovi studi dell’Università danese, ci rivelano che se la ventilazione mantiene la CO2 al di sotto di 750 ppm, la qualità dell’aria è buona e non influisce sulla qualità del sonno, se invece supera i 2600 ppm, allora ne risentiranno sia il sonno che le prestazioni del giorno successivo, anche se questa è la condizione minima, ma non risolutiva. Gli studiosi hanno anche analizzato se dormire con le finestre chiuse, ma con la porta aperta a altre stanze potesse fare una qualche differenza. Ma non è stato rilevato alcun effetto sulla qualità del sonno dei partecipanti. AGIPRESS
di Sara Stefanini