DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

23 Settembre 2014

A Firenze il 2° Congresso Mondiale di Psicologia e Comunicazione Strategica

Al Palazzo dei Congressi dal 15 al 19 ottobre, il tema è Fare Squadra

AGIPRESS – FIRENZE – “Fare Squadra sappiamo davvero cosa significhi? Vedendo un gruppo di persone, cosa ci porta a pensare che queste facciano parte di una squadra? Fare la squadra non è poi cosଠsemplice, occorrono una serie d’ingredienti indispensabili e, ancor di più, se parliamo di una squadra vincente. Nello sport, come all’interno di un’azienda, il gruppo, per giungere al successo e alla vittoria collettiva, per prima cosa dovrebbe concepire la propria attività come il fine di un obiettivo comune: in una partita o si vince insieme o si perde insieme”. Sono alcune anticipazioni sul 2° Congresso Mondiale di Psicologia e Comunicazione Strategica che si terrà al Palazzo dei Congressi a Firenze dal 15 al 19 ottobre. “Un buon lavoro di squadra – si legge in una nota – è frutto di un percorso con tante implicazioni che riguardano la relazione tra più persone. E se è normale che in un gruppo i vari componenti si distinguano nelle loro caratteristiche e originalità , d’altro canto, creare relazioni per l’obiettivo comune, significa imparare a gestire anche coloro che apparentemente si distanziano dal nostro modo di essere, di confrontarsi con noi stessi, con gli altri e con il mondo. Superare certe interpretazioni limitative della realtà , date spesso dal senso comune, sta alla base dello scopo da raggiungere e realizza una buona coesione di squadra. Già Paul Watzlawick scriveva: L’illusione più pericolosa è pensare che esista soltanto un’unica realtà “. “E spesso ci ritroviamo vittime di una cultura da manuale” “ spiega il Prof. Giorgio Nardone, psicologo e co-fondatore, insieme alla sorella Maria Cristina, di STC Change Strategies e ideatore del modello di problem solving strategico. “Ad esempio – aggiunge – parlare a braccia conserte è considerato un segnale di chiusura e tamburellare le dita sul tavolo un indizio di insicurezza. Ma presi da soli, questi e tanti altri, sono dettagli svianti, e sono quelli, apparentemente più semplici, i veri tranelli. Indizi come lo sguardo diretto o un portamento sicuro ingannano: l’empatia che scatenano può anche portare fuori strada – conclude Nardone”.

AUTOINGANNI – Imparare a dare meno peso alle interpretazioni costruite dai propri canoni di riferimento costituisce il modo per creare nuove prospettive e superare certi pregiudizi insiti dentro di noi. La nostra natura ci impone costanti autoinganni percettivi, cosi come la nostra cultura e le nostre conoscenze, il mentire a se stessi e agli altri diviene uno dei fondamentali ambiti di studio e di applicazione soprattutto quando il mentire può essere utilizzato in modo strategico. Credere che il proprio modo di interpretare le cose sia il solo e l’unico è un autoinganno che si ripercuote spesso drammaticamente sulla realizzazione degli obiettivi personali e collettivi. “Impariamo – chiude la nota – con Giorgio Nardone e Diego Ingrassia, nell’appuntamento del 15 ottobre 2014 al Palazzo dei Congressi a superare certi limiti per la conquista della vittoria e del trionfo di squadra attraverso un’arte che è “L’arte di mentire a se stessi e agli altri” intesa come la continua reinterpretazione di ciò che succede per indirizzare insieme al team il pallone in rete”.

Agipress

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