DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

11 Marzo 2023

Le pagelle sull’attività ospedaliera in Italia


AGIPRESS – L’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), ha presentato, presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica, il 20° Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia ‘Ospedali&Salute’, realizzato in collaborazione con Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema. Attraverso un’analisi dei servizi sanitari, dell’evoluzione del settore, dei costi, delle difficoltà di accesso e della qualità percepita dai cittadini, è stato preso in considerazione il triennio di pandemia: dalla fase dell’emergenza straordinaria nel 2020 a quella proattiva del 2021, caratterizzata dal programma di vaccinazione, ma anche dal blocco e dal differimento delle prestazioni, per finire con il 2022, anno durante il quale ci si è trovati ad affrontare il fenomeno di servizi non erogati o procrastinati.

‘La doppia anima del nostro sistema ospedaliero, pubblico e privato- ha detto in un videomessaggio il ministro della Salute, Orazio Schillaci– può rappresentare la chiave per risolvere alcune criticità esistenti e superare le inaccettabili disuguaglianze che tuttora persistono a livello territoriale. Dobbiamo implementare e allargare l’offerta, anche creando un sistema virtuoso tra pubblico e privato che possa garantire una presa in carico globale e appropriata delle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini. Considero prioritario rispondere in modo tempestivo e adeguato alle esigenze di tutti coloro che sono rimasti indietro in questi anni, penso in particolare agli screening oncologici, ai ricoveri e agli interventi rimandati o sospesi soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria’.

In tal senso il ministro ha commentato i risultati presentati nella giornata: ‘L’edizione 2022 del Rapporto Aiop restituisce una nitida fotografia degli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia di Covid-19. Una novità rilevante è rappresentata dall’approvazione dell’emendamento al decreto Milleproroghe che, oltre a permettere di continuare a utilizzare i fondi resi disponibili con la legge di Bilancio 2022, dà alle regioni la facoltà di avvalersi di una quota dello 0,3% del fondo sanitario per incrementare l’offerta di prestazioni in convenzione con le strutture private accreditate’. In tema di risorse destinate al Ssn, ha concluso Schillaci, ‘abbiamo voluto dare un segnale di cambiamento, siamo arrivati a oltre 128 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale 2022 e aumentato le risorse del fondo per il triennio 2023-2025’.

Secondo Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, ‘il Rapporto fotografa una situazione che ormai era chiara da molto, purtroppo le cifre sono drammatiche ed è necessario invertire la rotta. La spesa sanitaria deve necessariamente diventare un investimento, passando dal concetto di Prodotto interno lordo a quello di Benessere interno lordo e comprendendo che in sanità spendere meno prima significa spendere di più dopo. I limiti riscontrati dal Servizio sanitario nazionale durante la pandemia si possono recuperare solo tramite un’integrazione vera tra pubblico e privato. Dobbiamo, quindi, intervenire sul tema dei tetti per arrivare a recuperare i ritardi che rischiano di mettere in ginocchio il Paese. Rompiamo assieme questo tetto’.

Il Sistema Sanitario Nazionale ‘è in gravissima crisi- ha aggiunto Davide Faraone, Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei Deputati- e il Covid ha peggiorato tale situazione. Il contributo del privato, dunque, è fondamentale per supportare il sistema e recuperare tutto ciò che è rimasto arretrato. Occorre però investire, stanziando risorse per almeno 10 miliardi di euro, di cui almeno 8 per il privato accreditato e intervenire con nuove assunzioni. È necessario superare gli steccati ideologici: pubblico e privato stanno seguendo la stessa identica missione ed è arrivato il momento di riconoscerlo’.

Per Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop, ‘il Ssn soffre ancora del Long Covid. I dati parlano chiaro: a due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti’. ‘Le forze centrifughe dal Ssn sono sempre più evidenti “ ha spiegato Cittadini – con sempre più utenti che, per ovviare alle liste d’attesa, si trovano costretti, se possono, a pagare le prestazioni o, in caso di indisponibilità economica, a rinunciare alle cure’. Si tratta di una situazione che il Rapporto fotografa nei dettagli. La ricerca, infatti, è uno strumento di monitoraggio e valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema ospedaliero italiano, nelle sue componenti di diritto pubblico e di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale e coniuga i dati oggettivi dei flussi informativi correnti con i dati ‘soggettivi’ ricavati da un’indagine annuale sull’esperienza dei pazienti. ‘Vogliamo riportare l’interesse del malato al centro del dibattito sulla sanità pubblica, troppo spesso orientato da visioni parziali, che prescindono dai principi di realtà ‘- ha evidenziato la presidente di Aiop, aggiungendo che ‘la spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al Pil continua a restare fortemente al di sotto della media dei Paesi Ocse e G7 e si continua a paralizzare l’erogazione di servizi alla salute, attraverso il meccanismo dei tetti di spesa, imponendo alle regioni un limite massimo all’acquisto di prestazioni presso il privato accreditato e sacrificando i bisogni assistenziali dei pazienti sull’altare di una illogica predilezione per la proprietà pubblica degli asset’.

Per Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, ‘il sistema pubblico è ingolfato e non riesce a utilizzare le risorse anche aggiuntive che gli sono, di volta in volta, assegnate. Il comparto privato è l’unico settore al quale sono rimasti applicati i tetti di spesa. Siamo in una condizione in cui i 300 milioni riconosciuti alle strutture di diritto pubblico per smaltire le liste d’attesa non sono stati utilizzati e in cui il privato accreditato è volutamente limitato nella sua capacità produttiva. Nel nostro Paese, lo Stato deve incarnare il ruolo costituzionalmente previsto di soggetto regolatore: questo significa interpretare i bisogni in maniera flessibile, senza restare ancorati a norme – come il Dl 95 – introdotte 10 anni fa e mai aggiornate; significa rendere effettivo il ruolo di valutazione a livello centrale per monitorare più accuratamente l’efficienza delle strutture pubbliche che – dobbiamo dirlo – viaggiano a piè di lista e orientate verso una programmazione libera di dare di più a chi garantisce una qualità maggiore al minor costo’. Secondo Tonino Aceti, presidente Salutequità , ”esiste un problema serio rispetto alle liste d’attesa e alla rinuncia alle cure a cui si somma il pregresso derivante dal Covid. Rispetto alla rinuncia alle cure abbiamo tassi raddoppiati rispetto al pre-Covid: la Sardegna, la regione con la minore proporzione di privati accreditati, è quella con la percentuale maggiore, pari al 18%. Parallelamente, il sistema di misurazione istituzionale ai fini Lea è profondamente carente nel misurare il fenomeno delle liste d’attesa: solo un indicatore dovrebbe catturare la capacità delle regioni di rispondere tempestivamente ai bisogni di cura. Sull’intramoenia ancora 5 regioni non hanno istituito le relative commissioni di controllo e a fronte di un sistema che fa acqua da tutte le parti abbiamo, quindi, canali di accesso non controllato solo per chi se lo può permettere. Chi non ha disponibilità economica rinuncia alle cure e stiamo dinanzi a un diffuso fenomeno di progressivo aggravamento delle condizioni di salute e al proliferare di casi che arrivano in ospedale quando ormai la patologia è complessa e a uno stadio avanzato’.

AGIPRESS

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