Protagonista un cardiologo toscano al Congresso della European Society of Cardiology (ESC) a Barcellona
AGIPRESS – FIRENZE – In persone colpite da infarto, la somministrazione di terapia antipiastrinica già in ambulanza, riduce insorgenza di trombosi dello stent. E’ l’esito dello studio internazionale “ATLANTIC” di cui il professor Leonardo Bolognese, Direttore Dipartimento Cardiovascolare e Neurologico dell’Azienda Sanitaria USL 8 di Arezzo, ne è stato l’investigatore primario nazionale. I risultati, presentati al Congresso della European Society of Cardiology (ESC) in corso a Barcellona e pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine, dimostrano nei pazienti che hanno subito un infarto l’importanza di somministrare la terapia antipiastrinica in ambiente pre-ospedaliero, già in ambulanza durante il trasferimento, con un potenziale vantaggio sulla precoce insorgenza di trombosi dello stent.
“ATLANTIC ha dimostrato come, nei pazienti con STEMI sottoposti a PCI primario, ticagrelor possa essere utilizzato sia in ambiente pre-ospedaliero sia in ambiente ospedaliero con un potenziale vantaggio sulla precoce insorgenza di trombosi dello stent”, ha affermato il dottor Leonardo Bolognese, Direttore Dipartimento Cardiovascolare e Neurologico dell’Azienda sanitaria USL 8 di Arezzo e investigatore primario nazionale dello studio ATLANTIC. “Questi risultati sono in linea con i nuovi orientamenti ESC/EACTS 2014 sulla rivascolarizzazione miocardica, presentati al congresso ESC di quest’anno e offrono una raccomandazione di classe I per avviare una doppia terapia antiapiastrinica in pazienti con STEMI al primo contatto medico”.
LA RICERCA – ATLANTIC (realizzato per valutare l’efficacia e la sicurezza di somministrazione preospedaliera vs. ospedaliera della terapia a base di ticagrelor nei pazienti STEMI con intervento coronarico percutaneo programmato) è uno studio internazionale di 30 giorni, multicentrico, randomizzato, a doppio cieco, di fase IV, con l’obiettivo di determinare la miglior tempistica per la somministrazione della terapia antipiastrinica, valutando se ticagrelor somministrato in ambiente pre-ospedaliero, preferibilmente in ambulanza durante il trasferimento, possa migliorare la riperfusione coronarica nei pazienti con STEMI che sono destinati a un intervento coronarico percutaneo (PCI). Un gruppo di pazienti (n = 1.862) è stato randomizzato per ricevere una dose di carico di 180 mg di ticagrelor in ambiente pre-ospedaliero (n = 909) e placebo in ambiente ospedaliero, o placebo per la somministrazione pre-ospedaliera e una dose di carico di 180 mg di ticagrelor per la somministrazione ospedaliera (n = 953). La differenza di tempo medio tra la somministrazione pre-ospedaliera e la somministrazione in ospedale della dose di carico di ticagrelor è stata di 31 minuti. Dopo la dimissione, tutti i pazienti hanno continuato ad assumere 90 mg di ticagrelor due volte al giorno per 30 giorni, con la raccomandazione di continuare il trattamento per 12 mesi.
- Gli endpoint co-primari erano la percentuale di pazienti (i) che non hanno raggiunto ≥70% (totale) della risoluzione del sopraslivellamento del tratto ST pre-PCI, o (ii) che non hanno raggiunto il flusso TIMI di grado 3 nell’arteria infartuata nell’angiografia alla pre-PCI.
- Endpoint secondari prespecificati includevano il composito di morte, infarto miocardico, trombosi dello stent, ictus, rivascolarizzazione urgente a 30 giorni; trombosi dello stent definita da sola a 30 giorni; bailout trombotico con inibitori GP IIb / IIIa; flusso TIMI di grado 3 al termine della procedura; completa risoluzione di sopraslivellamento del tratto ST a 60 minuti post-PCI.
- Endpoint di sicurezza includevano sanguinamenti maggiori, potenzialmente fatali o minori (esclusi i sanguinamenti connessi a innesto di bypass aortocoronarico [CABG]) entro le prime 48 ore e durante il periodo di trattamento di 30 giorni, valutati con le definizioni di sanguinamento degli studi PLATO, TIMI, STEEPLE, ISTH, GUSTO e BARC.
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