AGIPRESS – Lo straziante rito del ritiro degli effetti personali del figlio dalla stanza dell’ostello di via Bontempi dove ha vissuto per mesi come un normalissimo studente al primo anno di università, non fa che acuire ancora di più nei familiari di Andrea Prospero, il 19enne di Lanciano trovato morto sei giorni dopo la sua scomparsa in un monolocale preso in affitto sempre a Perugia da un’agenzia online e situato a poche centinaia di metri proprio dallo Studentato dove nessuno ha mai sospettato che potesse avere una seconda vita. Nessun segno di violenza sul corpo del giovanissimo accanto al quale sono stati trovati dei blister vuoti di farmaci che potrebbero averne causato il decesso. Ma la tesi del “gesto volontario” non convince i familiari del ragazzo. Il padre Michele in particolare, che a proposito della doppia vita del figlio (in qualche modo suggerita dai cinque telefoni cellulari trovati in suo possesso, così come oltre 40 sim e due diverse carte di credito di cui una intestata a un giovane ligure che, ascoltato dagli investigatori, avrebbe dichiarato di non aver mai conosciuto né avuto contatti con Andrea Prospero) intervenendo nell’ultima puntata di “Chi l’Ha Visto”, il programma Rai condotto da Federica Sciarelli che segue il caso ha detto: “Mio figlio era molto bravo con i computer. Potrebbe essere stato contattato da un’organizzazione criminale che aveva intuito le sue capacità….poi magari ha capito che non voleva più continuare e chissà… Mio figlio – ha sottolineato convinto l’uomo davanti alle telecamere – non si è ucciso, me l’hanno ucciso…”. Anche la sorella gemella Anna, la prima a lanciare l’allarme sulla sua scomparsa, intervenendo ancora al programma ha parlato descrvendo il fratello apparentemente “tranquillo” e pronto a sostenere il primo esame all’Unipg. Nel monolocale della tragedia non è stato trovato alcun biglietto di spiegazioni. Solo i vari dispositivi protetti dal giovane con sistemi molto sofisticati, tali che starebbero rendendo più complicato del previsto il lavoro di analisi degli esperti investigatori. Mentre le indagini, coordinate dal procuratore Cantone e dall’aggiunto Petrazzini vanno avanti, i familiari continuano a rivolgere appelli a chiunque possa sapere qualcosa, magari per averlo incontrato anche solo online, circa questo “lato oscuro” della vita del giovanissimo. “Mio fratello era un ragazzo ingenuo” ha ripetuto la sorella di Andrea, “potrebbe essere finito in situazioni più grandi di lui senza riuscire poi a uscirne”. I risultati delle analisi del suo computer e dei suoi dispositivi contribuiranno, ne sono convinti i legali della famiglia Prospero Carlo Pacelli e Francesco Mangano, che ribadiscono la fiducia dei parenti nella magistratura, a fare luce sull’accaduto e sulle responsabilità, eventuali, di chi potrebbe “aver approfittato della ingenuità di Andrea”. Agipress
